Fare impresa e lavorare, Italia e Svizzera a confronto

Una video inchiesta di Confartigianato Varese che mette a fuoco le economie dei due paesi di confine, dal punto di vista imprenditoriale e frontaliero

Avarie

Cuneo fiscale: Italia 61%, Svizzera 22. Fiscalità per le imprese: Lugano 24,7% di tasse; Milano 50%. 

L’economia è fatta di numeri, e non si può partire da un’inchiesta sul mondo diverso di fare impresa, e di lavorare, se non si hanno sotto mano questi valori.

Per questo Davide Ielmini e Michele Nicolussi sono partiti proprio da qui nell’inchiesta sull’economia in un’area di confine dove la lingua e le tradizioni sono le stesse, ma molto cambia non appena si varca la dogana.

L’approfondimento, di cui sono state pubblicate nel sito di Confartigianato Varese due puntate mette a nudo i due sistemi partendo proprio da temi su cui nel Paese è in atto un eterno dibattito legato al costo del lavoro e all’eccessiva pressione fiscale.

Esiste, in questo panorama, ad esempio l’indicatore “Doing Business” la classifica di Banca Mondiale, che valuta la facilità con cui si investe nei diversi paesi del mondo: l’Italia è al 50° posto, la Svizzera al 31°.

Basta, questo, per raccontare cosa stia succedendo in quest’area – Lombardia e Ticino – comunque fra le più produttive al mondo, ma con forti differenze legate a legislazione e scelte di economia politica?

No, e difatti sono interpellati esperti, consulenti – da parte italiana, sia svizzera – e naturalmente cittadini. Soprattuto frontalieri, che misurano in ogni giorno il vento che tira e soffia tra crisi economica e scelte politiche.

Gli italiani che ogni giorno raggiungono la Confederazione, secondo dati di Confartigianato Lombardia, sono 63mila. Da Lombardia e Piemonte partono circa cinquemila imprenditori e più di 100mila lavoratori.

L’inchiesta di Confartigianato Imprese Varese – si legge nel reportage disponibile sul sito – , che triangola sui maggiori centri del frontalierato, raccoglie quello che è normale pensare: «Si guadagna bene, forse come italiani non si è trattati benissimo, ma gli stipendi sono d’oro», dicono le persone.

Nei centri storici, per le strade, sulle arterie che collegano queste valli al resto della provincia di Varese le persone non hanno dubbi: «Il territorio sta diventano povero? Non possiamo dare la colpa solo alla Svizzera».

Stipendi, dunque. Chi oltreconfine lavora nella ristorazione, nelle attività amministrative, nel manifatturiero o nella riparazione autoveicoli percepisce (ed è considerato un salario medio) tra i 3.500 e i 3.700 franchi.

Nel commercio si sale ai 4.043 mentre nelle costruzioni, nella sanità, nelle attività scientifiche e tecniche si oscilla tra i 5.500 e i 5.600 franchi. Inutile dilungarsi: per un giovane che in Italia sente odore di disoccupazione la Svizzera è il Paese di Bengodi”.

Leggi l’articolo: Canton Ticino, il bengodi in busta paga c’è. Ma in Italia non vale più come una volta

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Agosto 2017
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