In bici in Ungheria: dieci ore in sella per raggiungere Lubiana

Marco Zanini è arrivato a Lubiana dopo un viaggio lungo, difficile ma scenografico. Tra novità e storie del passato

In Ungheria in bici: settimo giorno

Giorno 07
Idrjia>Ljubljana  circa 160km
2566m

Sono esausto. Oggi tappa veramente estrema con circa 10h passate sulla sella.
Mi alzo all’alba e lascio la fattoria. Valeria, la proprietaria, mi ha cucinato una torta di pollo (non avevo molta scelta e mi son fidato) mai provato, ma molto buono. In pratica in una casseruola vengono messi due pezzi di pollo, farina, formaggio ecc, cosi da non perdere i succhi della carne che si impregnino nella torta con la cottura in forno. Una bomba calorica perfetta per la pedalata che mi aspetta.

Inizio nel bosco alle 5.30: un freddo cane e vedo poco. Appena arrivo sulla cima il sole sorge e si apre una pazzesca vista sui monti che dovrò superare. Da questa prima cima scendo veloce percorrendo una strada bianca pulita dove sembra di surfare (avrei dovuto chiedere consigli ai ragazzi di gravity lab). La mia bici ha ruote abbastanza adeguate, ma le ho gonfiate al massimo per esser più agile e spruzzo sassi ovunque. Spero di non aver ucciso qualche cerbiatto. Ne incontro molti e addirittura uno in particolare, durante una salita, mi aspetta, poi salta un paio di metri, poi ancora (ok, ho capito che vince lui nel bosco in salita, però che bisogno c’era di sfottermi?).

Dopo un’ora di prati, discese mozzafiato, sterrato e cervi incontro il fiume Idrica dove fa un freddo pazzesco e le nuvole si addensano. Sono in mezzo alle alpi Slovene tra gli impianti di risalita.
È una tappa dura: affronto un dislivello di 2000metri, prima una prima cima da 1000, poi una discesa e poi un’altra cima da 1000.
Mica si diceva 1000 e non più 1000? Qui i 1000 sembrano non finire mai, ma passo attraverso paesini e la Slovenia autentica. Da questo punto di vista mi sembra tutto genuino, posso sbagliarmi, ma queste zone non sembrano ubriache di consumismo.

A riguardo, durante le salite di oggi e incitato dai locali che mi dicono “ndemo ndemo” (ma saranno mica veneti questi locali?!?)  penso a una storia. Una nonnina a cui ho voluto bene con alle spalle una classica storia di povertà, poi moglie di uno con la fabbrichetta messa su con impegno e fatica…insomma…grande rispetto: una storia italiana come se ne sentono tante nell’alta pianura asciutta lombarda. Questa nonnina preparava un ragù fatto in casa con le verdure dell’orto, la salsa fatta in casa, la carne presa dal macellaio e poi…metteva il ragù star “perché da sapore”. Io son sempre rimasto scioccato ma capivo. Ho interpretato sempre quel gesto come una sua fiducia nell’industria, quell’industria che gli aveva dato fortuna.

Ecco…per dire…che in Slovenia ho l’impressione (relativa, superficiale ecc) che il ragù Star non ce lo mettano!
Per approfondire suggerisco il brano Tatranki di offlaga disco pax https://g.co/kgs/6z8sfr.
Chiedo perdono per le lungaggini, ma non mi va di essere didascalico: un viaggio è fatto da paesaggi, ma anche da persone, pensieri e sensazioni che vorrei raccontare.

Faticaccia, ma finalmente arrivo a Bled (secondo lago) dopo aver completamente sbagliato strada e improvvisato un nuovo percorso. Decido di girare tutto il lago. È spettacolare e popolato di persone sulle svariate attrezzature ben progettate, nonostante l’acqua (verdissima) sia gelata e solo in pochi siano a fare il bagno.
Dopo esser salito al castello di Bled percorro la pianura verso Ljubljana e lo faccio con lo stile antico di chi chiede la strada all’info point perchè non mi fidavo di quella che mi ero segnato. Dopo un labirinto di percorsi poco trafficati più o meno dedicati alla bici, arrivo a Ljubliana che l’anno scorso è stata dichiarata “european green capital”. Domani scoprirò perché…
Sono cotto faccio un salto alla metelkova, un’ex caserma recuperata alla sperindio e autogestita pullulante di locali alternativi https://en.m.wikipedia.org/wiki/Metelkova. Oggi mettono buona musica elettronica ma non balla nessuno nonostante il dj proponga una selezione stupenda di brani giapponesi. Mi entusiasmo perché, nonostante la lontananza di genere, sono un grande estimatore di mathcore giapponese (toe, lite, pricot, ecc). È troppo presto e io son troppo stanco. Mi concedo una slivovitz e vado a dormire…

Ps
Grazie mille ai consigli che Danilo ci ha dato alle ciclo-lezioni di quest’anno sulla frenata, perché ne ho avuto bisogno!

QUI TUTTE LE TAPPE DEL VIAGGIO

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Agosto 2017
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