La Valcuvia? «Terra di vino e olio»

Se ne è parlato nel focus su “natura e territorio” con esperti del settore: riscoperta delle tradizione, rete e cambiamenti climatici favoriranno una nuova agricoltura

Avarie

Le grandi imprese agricole sono in crisi, come gli allevamenti.

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Ma la rinascita di un territorio come quello della Valcuvia potrebbe avere degli insoliti alleati che si intrecciano tra passato e presente, sfruttando quanto di irreparabile le stagioni già oggi ci stanno proponendo: il cambiamento climatico.

Forse è il momento di cavalcare la tigre, o per restare nella metafora vedere il risveglio dell’uomo che dorme, rappresentato dalla montagna, un soggetto solo all’apparenza fermo e dormiente ma che invece è vivo e sta lì, aspettando di venir svegliato.

È quanto emerso in uno degli interventi di ieri, domenica 27 agosto a Duno, piccolo centro di un centinaio di residenti dove l’amministrazione comunale (maggioranza e minoranza insieme) oltre a diverse associazioni del territorio hanno dato vita ad una due giorni legata a valorizzare le tradizioni, ma anche ad analizzare il futuro possibile di questa valle (nella foto sotto, un momento del convegno).

Duno, natura e territorio

Futuro che passerà dallo sviluppo delle piste ciclabili – che porteranno un impulso all’economia dell’accoglienza e dei servizi – all’investimento privato che potrà proliferare sfruttando le antiche produzioni di questi luoghi ma anche le potenzialità dell’e-commerce.

Ne ha parlato, nel suo intervento, il professor Michele Corti, professore di zootecnica di montagna all’università degli studi di Milano, che ha trattato proprio dell’allevamento nella fascia prealpina: «In un momento dove le grandi aziende sono in affanno, queste valli – ha spiegato riferendosi alla Valcuvia, ma anche alle valli del Luinese e a quelle del Ticino – potrebbero sfruttare antiche e tipiche produzioni casearie dei luoghi, attraverso un’economia legata a piccole aziende agricole».

Gli esperti anche di altri atenei che stanno operando sul territorio dicono che è proprio questa la strada già intrapresa soprattutto da giovani imprenditori che stanno lavorando su progetti di rilancio agricolo e di pastorizia. Lo ha confermato Luciano Pezza, assessore all’agricoltura di comunità montana, e il presidente, Giorgio Piccolo, sindaco di Cuveglio invitato dal collega e padrone di casa Francesco Paglia.

Sempre il professor Corti nella sua disamina delle potenzialità di questo territorio si è riferito anche a due produzioni che solo superficialmente potrebbero venir considerate estranee a questa valle: il vino, e persino la coltivazione dell’ulivo: «Ricordiamoci che a Varese c’è la tradizione dell’olio di Sant’Imerio, e la coltivazione di ulivi e della vite, coi cambiamenti climatici che hanno reso più mite il clima, possono essere considerate anche in un territorio molto più esteso di quello strettamente legato ai micro climi dei laghi».

Bruschetta della Valcuvia con un bicchiere di vino rosso di Bisio, l’antico alpeggio di Duno? È presto per dirlo, ma potenzialmente, secondo il professore, si può.

Ciò che oggi già avviene è, per esempio, la produzione di formaggi freschi di capra in Ticino che vengono venduti – e a caro prezzo: 100 franchi al chilo – grazie alle piattaforme e-commerce. Il resto ce lo deve mettere la curiosità dei giovani e la forza degli investitori privati: chi crede che ci vogliano grandi capitali, però, si sbaglia.

Come nel caso della birra, è possibile lanciare anche una piccola e limitata produzione locale, che grazie ai circuiti di e-commerce può trovare spazio nell’economia globalizzata.

Potrebbe bastare un po’ di fantasia e, come dicono da queste parti, “olio di gomito”.

Il convegno ha visto la partecipazione di una cinquantina di presenti fra il pubblico, non solo di addetti ai lavori, che hanno seguito interessati anche gli interventi del comandante dei carabinieri forestali – l’ex Corpo Forestale dello Stato” – il colonnello Paolo Moizi, il tecnico forestale della Comunità montana, Guido Locatelli e Federico Pianezza, naturalista di Comunità montana, che ha illustrato gli ultimi sviluppi del progetto Road-Kill, il sistema di dissuasione per gli animali selvatici che serve a ridurre gli incidenti stradali.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 28 Agosto 2017
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