Lettera d’addio di un preside in pensione: “Mi mancherà…”
Alla vigilia del suo pensionamento, Calogero Montagno dirigente dell'Istituto Montale scrive una lettera d'addio da un mondo che gli ha regalato soddisfazioni
Ultimi giorni di lavoro. Per una decina di presidi queste sono le ultime incombenze dopo una vita passata nella scuola. Dal primo settembre saranno in pensione, osservatori, ormai, di un mondo complesso che sta cambiando e, spesso, complicando.
Così la dirigente dell’Isis Città di Luino Lorena Cesarin, piuttosto che il dirigente del comprensivo Varese 5 Dante Roberto Fassi o della preside del Comprensivo Varese 4 Anna Frank Mara Caenazzo.
Dal primo settembre sarà in pensione anche Calogero Montagno, dirigente dell’Istituto Montale di Tradate e prima del Geymonat e del Parma di Saronno. Nell’ultimo collegio docenti prima dell’estate, lo stesso professore ha letto il suo commiato dal mondo della scuola, un mondo a cui si è dedicato con passione: « Non posso negarvi che ho atteso il giorno della pensione a lungo e con un’aspettativa precisa: dedicare da quel giorno più tempo alla mia famiglia e ai miei amici più cari.
So quali vantaggi mi porterà la pensione ma non voglio parlarvi di questi, li potete immaginare e poi non sono interessanti. Voglio invece dirvi cosa mi mancherà:
– mi mancherà l’imprevisto, i problemi quotidiani, i nuovi studenti delle classi prime che ogni giorno ti costringono ad una sfida educativa, il docente che ti chiede come fare ad affrontare una classe difficile, le discussioni con i collaboratori e il personale per far funzionare la scuola… sì, tutte quelle cose per le quali mi sono lamentato in questi anni e che presto rimpiangerò;
– mi mancherà la passione per il mio lavoro, per la chimica e la scienza, per la sfida educativa che ti sfianca nell’impegno di ogni giorno ma che alla fine ti fa battere il cuore forte davanti ad un giovane che ti riconosce per strada, ti ringrazia, dieci anni dopo, per quello che hai fatto per lui e ti fa brillare gli occhi di emozione;
– mi mancherà l’incertezza di un progetto che non sai come andrà a finire e ti costringe ad impegnarti in un faticoso lavoro di convincimento per coinvolgere i tuoi collaboratori sapendo che i risultati arriveranno e che ogni ostacolo si può superare con la buona volontà;
– mi mancherà l’amore per il viaggio, cioè il piacere di intraprendere passo dopo passo un cammino comune, di condividere le fatiche, di assaporare i momenti di riposo e di sapere, intimamente, che quello che mi piace, in fondo, è il viaggiare, qualsiasi sia la meta.
– mi mancherà l’aiuto degli altri, perché durante la mia vita scolastica ho incontrato tanti amici che mi hanno aiutato senza secondi fini, senza ricompense, solo perché credevano in quello in cui credevo anch’io;
– mi mancherà la pazienza di attendere i risultati che non arrivano quando vorresti, ma quando meno te lo aspetti, perché il nostro è un lavoro difficile che chiede di saper aspettare a lungo prima di raccoglierli.
“Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità”
Neruda non poteva sintetizzare meglio la vita di un uomo di scuola.
Vorrei ringraziare tutti i compagni di viaggio incontrati nella mia pluriennale esperienza di insegnante e di dirigente. Persone ricche di qualità morali e professionali, disponibili all’ascolto, pronte a risolvere anche gravosi problemi con intelligenza e buon senso. Nel ricordarli, in questo momento, voglio dirvi che una scuola può avere anche un buon dirigente ma senza ottimi docenti non sarà mai una buona scuola.
Io non so se sono stato un buon dirigente, so solo che ho trovato sempre buone scuole.
Ecco mi piacerebbe essere ricordato così:
“Chi era Montagno?” “Un dirigente scolastico che ha diretto buone scuole”».
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