Oggi la scuola si fa alle cascate

L’integrazione passa senz’altro dalla conoscenza dell’italiano e per questo i ragazzi di Agrisol frequentano con impegno la scuola interna alla cooperativa: tutti i giorni si presentano con il loro materiale scolastico e il desiderio di imparare e di conoscere la nostra lingua, ma anche le nostre usanze e le nostre regole sociali

oggi la scuola si fa alle cascate

Oggi la scuola si fa alla cascate

Conoscere il territorio in cui si vive, le sue bellezze paesaggistiche, i luoghi in cui poter trascorrere il tempo libero e avere occasioni d’incontro con altre persone, sapersi orientare tra strade, cartelli e insegne: sono questi senz’altro parte degli obiettivi che, nel suo lavoro d’accoglienza dei migranti, si prefigge la scuola della cooperativa Agrisol, braccio operativo della Caritas di Como. E’ un’accoglienza che non vuole limitarsi a fornire i beni di prima necessità, ma che sente l’urgenza di aiutare le persone accolte a divenire realmente parte della comunità ospitante, ad integrarsi in essa e a viverla con consapevolezza e partecipazione.

L’integrazione passa senz’altro dalla conoscenza dell’italiano e per questo i ragazzi di Agrisol frequentano con impegno la scuola interna alla cooperativa: tutti i giorni si presentano con il loro materiale scolastico e il desiderio di imparare e di conoscere la nostra lingua, ma anche le nostre usanze e le nostre regole sociali. In classe si lavora bene, ma anche fuori da essa ci sono tante cose che è interessante far scoprire e, soprattutto, riscoprire insieme a loro. Riscoprire, certo, perché come insegnante di italiano mi rendo conto della fortuna che ho nel potermi confrontare quotidianamente con loro, che mi portano in classe continuamente punti di vista, conoscenze ed esperienze a me del tutto estranee.

Così è stato bello portare la classe alle suggestive cascate di Cittiglio, un luogo a me molto noto nel quale in passato ho trascorso tante giornate con amici e famigliari. Ho osservato i ragazzi, la loro reazione, il loro entusiasmo così simile al mio perché mi hanno subito mostrato foto e raccontato di luoghi simili nei loro paesi d’origine: come bambini si sono tolti le scarpe e hanno infilato i piedi nelle acque gelide del torrente, scattandosi moltissime foto da mandare alle loro famiglie in Africa perché sono sempre ancorati al loro paese e ai loro cari lontani.

La gita è stata anche un’occasione per fare conoscere i diversi elementi del nostro paesaggio naturale e urbano, imparando a comprenderli e a muoversi in essi. Non sono così stata io che, come insegnante, avrei dovuto guidarli lungo la strada, ma sono stati loro ad orientarsi, seguendo cartelli e indicazioni. Abbiamo osservato insieme le regole esposte all’ingresso del sentiero relative al rispetto della natura e a un certo punto un’auto ci ha pure avvicinati per chiederci la strada verso le cascate: “Ci sono i cartelli!”, hanno risposto i ragazzi e hanno anche dato indicazioni, come se avessero sempre abitato a Cittiglio.
L’esperienza è stata interessante, istruttiva e coinvolgente per tutti: un momento di scambio e di confronto, un ulteriore piccolo passo verso il difficile percorso che i nostri migranti affrontano quotidianamente per poter arrivare a fare il più possibile parte della nostra società.

Margherita Balduzzi

Pubblicato il 01 Agosto 2017
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