Visite specialistiche: tempi dieci volte più lunghi con il servizio nazionale
Il Comitato dei Controlli di Regione Lombardia ha chiesto di rivedere l'eccessiva sproporzione tra il servizio privato "intramoenia" e quello pubblico
Dieci giorni per fare una visita contro otto mesi, nella stessa struttura e con lo stesso medico: è la differenza che può passare tra una visita in regime di libera professione, pagando la prestazione per intero, e quella con il servizio sanitario nazionale, pagando il ticket. A rilevarlo è il Comitato dei Controlli di Regione Lombardia che nella relazione relativa al primo semestre del 2017 bacchetta l’amministrazione regionale sulle liste d’attesa in sanità.
Secondo le rilevazioni del Comitato, i tempi di attesa per le prestazioni in ‘intra moenia’ sono almeno dieci volte inferiori rispetto a quelli normali, ma in alcuni casi la differenza è addirittura di 25 volte. Troppo, secondo il Comitato, che chiede alla Regione di effettuare “un monitoraggio trimestrale sull’andamento delle liste d’attesa per prestazioni istituzionali ed in Alpi (libera professione) nonché delle azioni di intervento obbligatorio al fine dell’equilibrio dei tempi”.
A tal fine l’organismo propone di inserire nei regolamenti aziendali anche la possibilità della sospensione delle prestazioni in libera professione, e di introdurre una valutazione dei direttori generali anche in base alle azioni in materia di libera professione e l’andamento delle liste d’attesa.
«Le liste d’attesa in sanità sono un problema molto serio a cui la Regione, in questi anni, non ha saputo porre rimedio, visto anche il fallimento dell’operazione ‘ambulatori aperti’ – commenta Luca Gaffuri, consigliere regionale del Pd –. Ora la Regione deve sgomberare il campo dal dubbio che la libera professione negli ospedali, anziché costituire un’opportunità in più per i cittadini, sia una causa dell’allungamento dei tempi di attesa. Purtroppo le considerazioni del Comitato non sembrano avere molto successo presso la Giunta Maroni, perché anche altre sollecitazioni non hanno avuto riscontro, come quella di unire le agende degli ospedali privati convenzionati a quelle delle strutture pubbliche per ridurre i tempi di attesa e per facilitare le prenotazioni da parte dei cittadini».
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