Arch+ Art porta un leone nella sede dell’Ordine degli Archietti

Le opere dell’architetto Maria Grazia Sironi sono le protagoniste del terzo appuntamento dedicato al dialogo tra arte e architettura

Arte - Mostre

Saranno le opere premiate anche alla Biennale di Venezia e realizzate dall’architetto Maria Grazia Sironi le protagoniste del terzo appuntamento dell’iniziativa promossa per riflettere su architettura e arte. L’esposizione verrà inaugurata mercoledì 27 settembre alle ore 19.

In mostra anche l’istallazione “Prova di suono”, che venne premiata proprio con il Leone alla III Biennale di Architettura di Venezia. L’esposizione si terrà in via Gradisca 4 a Varese dal 27 settembre all’11 ottobre.

Maria Grazia Sironi, architetto e artista iscritta all’ordine di Varese, durante tutta la sua carriera professionale ha sempre indagato lo spazio, inteso come luogo aperto, mai chiuso, e adatto a costruire relazioni. E proprio sulle relazioni spazio-uomo, spazio-suono e spazio sociale-spazio individuale sono ispirate alcune delle opere che si potranno vedere ad Arch+Art. «Ho sempre cercato di portare nelle mie progettazioni i risultati delle mie indagini artistiche e viceversa – racconta Sironi – Per me uno spazio non si limita a essere un’area circoscritta, delimitata e chiusa. Piuttosto un luogo che si può aprire all’esterno per mettere in comunicazione ciò che sta dentro e ciò che sta fuori. Pensiamo a una stanza di un edificio e alle pareti che la definiscono. In questo caso la presenza di una finestra cambia le dimensioni e la percezione dello spazio e diventa quell’apertura che consente di “uscire” e mettere in relazione le persone che vivono dentro con lo spazio esterno».

Oltre all’oggetto musicale premiato a Venezia, non uno strumento canonico, ma una struttura con impiantate 6 canne d’organo, che il visitatore potrà suonare per ascoltare il “viaggio” del suono all’interno della mostra, Sironi esporrà anche due arazzi che costituiscono l’opera denominata “Contrapposizioni” e che rappresentano l’uno la pianta dell’antica città di Mileto e l’altro la mappa dei resti di Orcomeno, insediamento urbano dell’Anatolia. «Si tratta – spiega l’autrice – di due modi contrapposti di concepire lo sviluppo urbano. Da un lato Mileto, uno schema rigidamente ortogonale e pensato appositamente per agevolare il controllo delle città e dall’altra i resti di Orcomeno, che si è sviluppata senza una schema progettuale preordinato. Le due mappe, affiancate, rappresentano la tensione tra il controllo e il rigido potere da una parte e il diritto di fratellanza e il libero arbitrio dall’altra. Questi arazzi, che ho concepito negli anni del Sessantotto, sono anche un omaggio all’emancipazione delle donne, oggi certamente più libere di allora e un monito, sempre attuale, a non interrompere mai la ricerca della libertà intellettuale anche in architettura».

L’iniziativa Arch+Art è stata pensata per creare un ponte comunicativo ancor più forte tra l’architettura e la produzione artistica, due forme di progettazione ed espressione che hanno molti punti di contatto e spesso si integrano tra loro. Gli appuntamenti rappresentano anche l’’occasione per aprire al pubblico la sede di via Gradisca e mostrare che questi spazi, in genere “vissuti” dagli associati e da professionisti, possono anche diventare luogo e volano di cultura per la città e la territorio.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Settembre 2017
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