Il malato di Alzheimer, una persona fragile da tutelare

Il 21 settembre ricorre la 21esima Giornata Mondiale Alzheimer. Per l'occasione il presidente di AIP rilancia la "Carta di Gavirate"

Eventi

Il 21 settembre ricorre la 21esima Giornata Mondiale Alzheimer. Per l’occasione il referente nazionale di AIP, Associazione di Psicogeriatria Italiana, il veronese Marco Trabucchi  e il vicepresidente Prof. Diego De Leo promuoveranno la “Carta di Gavirate”, documento scritto nel corso del primo Alzheimer Fest da numerose personalità della cultura e dello spettacolo.

La “Carta” si propone di tutelare e proteggere a livello istituzionale i malati di demenza e di Alzheimer.

Il morbo di Alzheimer è una sindrome degenerativa con perdita della memoria e progressivo deterioramento cognitivo. È una malattia che provoca dolore e angoscia anche alle persone che vivono accanto a chi ne è colpito. Le problematiche che la malattia comporta sul piano fisico, psicologico e comportamentale, si ripercuotono in modo determinante nell’intero sistema socio-familiare di riferimento.

La Giornata Mondiale Alzheimer (Alzheimer International) ha il merito di fare annualmente il punto rispetto al problema delle demenze e alla ricaduta della malattia nella nostra società.

La Carta di Gavirate prevede un elenco di punti che l’Associazione intende promuovere a livello nazionale per il benessere del cittadino malato.

Tra i punti prioritari c’è la fragilità:  maggiore è la fragilità dell’individuo, maggiore deve essere l’impegno di “protezione” da parte della comunità, con un bilanciamento continuo che permetta di evitare gli sprechi. L’appropriatezza degli interventi sanitari permette di indirizzare gli interventi sul bisogno più forte, evitando di disperdere in interventi futili le energie umane ed economiche rivolte alle cure.

Cosa significa concretamente “proteggere” un malato?

La “protezione” verso l’ammalato di Alzheimer e delle altre demenze si esplica in molti modi concreti, ma, prima di altri, deve valere il criterio del rispetto del singolo, che spesso si trova impreparato di fronte alle avversità della vita e soffre.

Bisognerebbe però che la malattia fosse facilmente “riconosciuta”, non solo a livello sociale, anche da chi eroga servizi.

La “protezione” si attua nei diversi livelli di servizio. Dal medico di medicina generale, all’ospedale, ai servizi domiciliari e territoriali, ammalato e famiglia incontrano molte diverse situazioni, livelli diversi di comprensione, di tolleranza, di cortesia, di attenzione, di capacità tecnica.

Constatando con realismo che è impossibile pensare ad una società perfetta, la protezione sociale dovrebbe garantire alcune condizioni minime irrinunciabili. Il singolo, reso fragile dalla sua malattia, non dovrebbe combattere da solo le piccole, grandi battaglie quotidiane per ricevere quello che gli spetta, al tempo giusto e nel modo più giusto.  

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Settembre 2017
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