La Lega rischia un doloroso addio alle sue sedi storiche

Blocco dei conti, riunione di emergenza nella segreteria provinciale. Bianchi, Piatti e Pinti: "Situazione grave, ma la militanza ci salverà"

Lega piazza podestà

L’affitto della sede storica della Lega, in piazza Podestà a Varese, viene pagato ogni tre mesi. Anticipato. La rata scade a ottobre. E dunque, tra pochi giorni, la sezione del capoluogo dovrà decidere come far fronte al pagamento. Ma non c’è solo il problema dell’affitto, bisogna pensare anche alle bollette, domiciliate sul conto corrente della sezione fondata da Umberto Bossi.

In quella sezione c’è la storia del movimento: i primi gadget, alcune fotografie di Umberto Bossi e Roberto Maroni che dovrebbero figurare in un museo della politica italiana. Davvero potrebbe chiudere? Il rischio è reale e lo stesso discorso vale anche per la sede provinciale di Cazzago Brabbia.

Ballottaggi Saronno - Somma Lombardo

(Militanti leghisti a Saronno, al centro il segretario provinciale Matteo Bianchi)

Parleremo con la proprietà e chiederemo un po’ di pazienza – osserva il segretario cittadino del carroccio Carlo Piatti – ma soprattutto speriamo che il ricorso in tribunale che farà il partito sblocchi la situazione”.

Tra le decine di sedi leghiste della provincia di Varese, il clima, dopo la notizia del blocco dei conti, è di “sbigottimento”. La segreteria provinciale ha convocato una riunione per martedì, a Varese, dove si farà l’elenco delle esigenze di prima necessità: bollette, conti da pagare, volantini, emergenze. Occorre dare fondo a ogni risorsa, chiedere aiuti.

Tutti i conti delle sezioni sono attualmente oggetto di un sequestro conservativo, per fare fronte alla condanna del tribunale di Genova sulla vicenda dell’utilizzo scorretto dei fondi del finanziamento pubblico ai partiti. Salvini ha reagito duramente, dice che si tratta di una manovra che blocca l’agibilità democratica a un partito.

Il segretario provinciale Matteo Bianchi è d’accordo: “Nella mia sezione, a Morazzone, abbiamo nel conto circa 6mila euro – spiega – ma si tratta di un conto corrente che non ha nulla a che vedere con il finanziamento pubblico ai partiti. Non sono soldi provenienti dal parlamento, bensì da sottoscrizioni volontarie di militanti, tra cui il sottoscritto. E’ intestato alla Lega Nord e viene conteggiato nel computo generale delle spese del partito ma i soldi sono tutti nostri”.

Bianchi è un po’ preoccupato: “Una sentenza del genere – aggiunge – se venisse applicata a una famiglia la affamerebbe e se colpisse un’azienda la distruggerebbe. Qui c’è di mezzo la democrazia, e mi ha fatto specie che nessuno ci abbia espresso solidarietà, pubblicamente, al di fuori di Lara Comi e Luca Marsico di Forza Italia e Raffaele Cattaneo. Quello che vorrei dire agli altri militanti dei partiti è di stare attenti. Oggi capita a noi, ma domani potrebbe accadere ai grillini o al Pd”.

Il segretario cittadino di Varese, Carlo Piatti, è un avvocato e si rammarica della piega giuridica presa dalla vicenda: “Il sequestro conservativo ha fissato in 49 milioni di euro la cifra da bloccare – fa notare Piatti – che però corrisponde alla totalità del finanziamento pubblico che la Lega aveva ricevuto nel periodo in oggetto. La sentenza riguarda invece l’uso scorretto di 500mila euro circa, e dunque c’è una enorme sproporzione. C’è spazio per fare ricorso e vincerlo, ma occorre fare presto perché altrimenti i rischi di chiusura delle sedi sono reali”.

Lega nord

(Riunione nella sede di Varese, da destra: Attilio Fontana, Carlo Piatti, Matteo Bianchi)

Molti militanti tuttavia sottolineano che la Lega Nord è un movimento abituato alla battaglia. E che è nato senza soldi: “Non siamo mai stati ricchi – osserva il consigliere comunale di Varese Marco Pinti – abbiamo sempre fatto i gazebo e i volantini con le nostre sottoscrizioni. La colla ce la siamo sempre fatta da noi. Non ci abbatterà questa sentenza, perché noi abbiamo sempre fatto politica con pochi mezzi e tanta militanza volontaria”.

Alla Lega, giocoforza, tocca ritornare allo spirito originario ma intanto incombe la campagna referendaria per l’autonomia lombarda del 22 ottobre. E, banalmente, occorre mettere la benzina nei “camion vela” che invitano a votare per il sì.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 18 Settembre 2017
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