Controlli incrociati su chi ha votato al referendum? “Era solo un commento in una discussione”

Sotto a un suo post il sindaco di Casorate ha vagheggiato l’idea di una verifica “per rispondere a chi verrà a chiedere aiuto alle istituzioni”. Al di là della polemica, il caso ripropone anche i dubbi sulla segretezza del voto

casorate sempione municipio

«Con le ricevute si potrà mappare chi ha effettivamente votato, così tanto per rispondere a chi verrà chiedere aiuto alle istituzioni». È la frase – destinata a far discutere – del sindaco di Casorate Sempione Dimitri Cassani, scritta in un commento a un post su Facebook in cui si commentavano gli esiti del referendum di domenica 22 ottobre.

Dal gruppo facebook del paese lo “screenshot” del commento ha iniziato a girare velocemente nelle chat su whattsapp e in altri gruppi social. Riproponendo – con qualche domanda in più – i più generali dubbi sulla segretezza del voto in occasione delle consultazione referendarie, in cui rimane una traccia della scelta di chi ha votato e di chi si è astenuto.

Cassani dice che è il commento è stato «estrapolato» dalla discussione. «Era solo un commento in risposta a chi diceva che la maggioranza dei lombardi avevano scelto di non esprimersi» si difende Cassani. «Non ho mai scritto che controlleremo chi ha votato sì o no, ho scritto che sarebbe interessante sapere chi ha partecipato e chi no». Nel primo post il sindaco diceva che «i gufi sono stati sconfitti» e sottolineava che sei milioni di lombardi e veneti hanno chiesto di essere «padroni a casa propria». L’aggiunta successiva – in risposta ad altro utente – accusava la stampa di aver messo «la sordina» sulla consultazione e, appunto, tirava in ballo le ricevute di voto compilate ai seggi. «Ma è un commento che è stato estrapolato dal contesto, era in risposta all’osservazione di un altro commentatore», chiosa il sindaco di Casorate.

Ma l’astensione era una opzione politica, in un referendum senza quorum, no? «Accanto ai diritti ci sono anche i doveri, c’è chi ha trovato 5 minuti per votare e chi non l’ha fatto, anche se era una opportunità importante per il territorio. Questo era il “referendum dei sindaci», non a caso si sono espressi anche dei sindaci di sinistra come quello di Bergamo o quello di Milano. Era una opportunità non per noi sindaci, ma per i nostri amministrati». A Casorate, per la cronaca, ha votato il  42,37% degli aventi diritto (qui i dati di tutta la provincia), il 96% si è espresso a favore.

Al di là del merito del referendum, al di là del commento Facebook, sullo sfondo resta anche la più generale questione dei dati. In questo caso non era previsto il timbro sulla “tradizionale” tessera elettorale (che già fu al centro di polemiche, perché consente comunque di sapere chi ha votato e chi no). Ma c’era la ricevuta di voto. Ma chi conserva le ricevute del seggio? «Credo noi Comuni» dice Cassani. Una parte dei documenti sicuramente va al tribunale competente, ma lasciamo ancora in sospeso la questione, visto che le norme della consultazione erano diverse dai referendum popolari fin qui celebrati, quelli abrogativi che prevedevano quorum e quelli sulle riforme, che invece non lo prevedevano. Poi, certo, rimane il tagliando in mano a chi ha votato, che è anche prova dell’avvenuto voto.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Ottobre 2017
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