Gioele Dix: “A me l’ultimo Barone Rampante”
Intervista con l'artista, che chiude la saga del Barone Rampante nelle ville che ha fatto da "filo conduttore" alla prima edizione di Nature Urbane: l'appuntamento è domenica ai giardini Estensi
Sarà Gioele Dix a chiudere il fortunatissimo evento ” a puntate” che ha percorso tutto il festival Nature Urbane: “Di Ramo in Ramo”, la lettura di dieci “puntate” del Barone Rampante di Italo Calvino, da parte di dieci attori diversi. (GUARDA I VIDEO)
Uno straordinario successo,che ha visto centinaia e centinaia di persone agli incontri del weekend – con Lella Costa, Franco Branciaroli, Flavio Oreglio e mai meno di 50 anche durante la settimana, quando hanno letto il capolavoro di Calvino i giovani attori del Piccolo Teatro. L’ultimo Weekend è altrettanto importante: venerdì an ci sarà Peppe Servillo, sabato Arianna Scommegna e poi lui, in conclusione, ai giardini Estensi: Gioele Dix. Toccherà infatti al poliedrico artista – attore, comico, cabarettista e scrittore – concludere, e in ultima analisi riassumere, tutta l’opera.
Le è mai capitato di leggere sotto gli alberi? Come le sembra come iniziativa?
«E’ una bella idea, ben concepita. E’ bellissima innanzitutto l’idea di averla pensata vicino a delle grandi piante, seguendo anche visivamente l’idea geniale di Calvino, con il protagonista che sale su una pianta per protesta, e li poi continua a vivere. A me, visto che sono l’ultimo, hanno chiesto un compendio, una specie di riassunto delle puntate precedenti».
Qual è la differenza tra recitare una parte e recitare un libro?
«La lettura deve avere una propria personalità, chi legge deve metterci dentro la sua sensibilità, ma deve anche essere capace di misurarla: non deve sovrapporsi o sovrastare il testo, bisogna esserne al servizio. Perchè bisogna dire che a volte è una violenza leggere ad alta voce, ma in questo caso non è cosi: una letteratura come quella di Calvino, sembra nata per essere raccontata. E in questo caso se leggi e interpreti con correttezza fai felice la gente, perchè riesci a farla entrare nella storia, e anche in un evento speciale. Di solito la lettura è un fatto personale e privato, ma questa è una condivisione: in tanti si riuniscono per sentire la stessa cosa, ognuno con il suo carico di curiosità, le sue distrazioni e un suo particolare “filo”…»
E’ chiamato a leggere Italo Calvino: che opinione ne ha?
«Con Calvino siamo davanti a un fuoriclasse assoluto: sono felice che mi abbiano chiesto addirittura di chiuderlo, lo trovo particolarmente prestigioso. Tra l’altro, le chiuse di Calvino sono difficilissime e l’ultima sua frase, in questo libro, lo è ancora di piu. Quindi sarà una bella sfida. Calvino è un grandissimo narratore, ma anche grande lavoratore della lingua: è coraggioso, la modifica a suo modo, inventa mondi. la sua è una sorta di realismo fantastico dove mescola tutto, vero e fiabesco.
Il finale, che non svelo per chi non lo conosce, è fantastico. E’ una bella fiaba etica nella quale si dice che un uomo non ha bisogno di intrupparsi con gli alti: può e deve distinguersi. Calvino è un grande scrittore e una grande coscienza.Calvino è strapieno di ironia, ha una linea di fondo sotto ogni sua frase, anche la più impegnativa. E’ come i comici veri: uno molto serio, che non si prende sul serio. Lo stesso finale del barone Rampante è amaro e malinconico, come solo un comico poteva fare».
In mezzo a quale serie di impegni si inserisce questa lettura del barone Rampante?
«I due giorni precedenti sono allo Zelig di Milano, all’inaugurazione della stagione del locale: si tratat di una specie di ritorno a casa, è da tanti anni che non faccio più cabaret nei cabaret. Subito dopo Nature Urbane, riprendo la tournée del Malato immaginario di Molière: un classico del comico, in pieno clima “dixiano”. Tra l’altro, passerò anche da Varese, il 6 novembre prossimo».
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