“Gli imprenditori che investono all’estero fanno bene all’Italia”

Un imprenditore che decide di aprire uno stabilimento all'estero fa bene al nostro Paese? La risposta è sì. E per questo Univa ha deciso di entrare nel capitale di una società specializzata in questi investimenti

riccardo comerio liuc

Un imprenditore che prende i soldi che ha guadagnato con la sua azienda in Italia e decide di aprire uno stabilimento all’estero fa bene al nostro Paese? La risposta è sì. E anche tanto. Di questo si è discusso in Liuc durante un incontro che ha “presentato” agli imprenditori del territorio Sace e Simest, due aziende che fanno riferimento a Cassa Depositi e Prestiti e che hanno la missione di aiutare le imprese a muoversi sui mercati esteri. Realtà che saranno sempre più presenti in provincia dato che Univa ha deciso di entrare nel capitale di Simest Spa, la società italiana per le imprese all’estero.

«Spesso si crede che chi investe all’estero sposta capitale, lavoro e occupazione in un altro paese ma la realtà è diversa». A dirlo è Michele Tronconi, imprenditore che siede nel consiglio di amministrazione di Simest, che spiega come «in 25 anni questa società ha supportato molti imprenditori e possiamo dire che fare investimenti diretti all’estero genera un volano per tutto il paese».

Una ricerca del Politecnico di Milano lo certifica, mostrando come le aziende che con Simest sono andate all’estero negli ultimi 6 anni in Italia sono cresciute in media del 10% facendo crescere l’occupazione del 2% rispetto a 10 anni prima. Non solo: quelle che vanno all’estero con i capitali di Simest hanno un tasso di fallimento che è la metà di quello di chi va con le sue sole forze e in questo senso «è bene ricordare come per legge Simest diventa socia dell’azienda che si apre all’estero, mai con più del 49% del capitale ed entro 8 anni deve uscire: è una specie di finanziamento». Oltre ad un piano economico ce n’è poi uno più sociale e cioè che «andare ad investire all’estero rappresenta anche un aiuto allo sviluppo per le comunità locali; il famoso aiutarli a casa loro».

Ed è proprio per questi motivi che Univa ha deciso di entrare nel capitale di Simest «per aiutare ancora di più i nostri imprenditori ad andare all’estero», dice il numero 1 degli industriali di Varese, Riccardo Comerio. «Noi siamo la provincia più internazionalizzata della Regione» continua Comerio, ricordando come l’export genera il 43,3% del Pil del varesotto, oltre l’8,3% in più della media lombarda e il 15,7% in più di quella nazionale. Numeri che continuano a crescere e che potrebbero portare il 2017 a segnare un nuovo record, superando abbondantemente i 10 miliardi. Per questo motivo «la nostra missione sull’internazionalizzazione è sempre stata forte e ora lo diventerà ancora di più perché «entrando in Simest si creerà una partnership ancora più stretta che sarà tutta a vantaggio delle nostre imprese».

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 18 Ottobre 2017
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