L’Ocse bacchetta l’Italia: lavoratori con competenze troppo basse

Dal rapporto commissionato dal Governo all'Ocse, emerge lo scollamento tra la domanda e l'offerta di competenze per il mercato. Dettate le linee di intervento

buona scuola

La produttività in Italia, dopo un periodo di stagnazione, migliora ma non riesce ancora a ripartire con slancio anche a causa di un grado di competenze relativamente basso, di una debole domanda di competenze avanzate e di un uso limitato delle competenze disponibili.

Questa la sentenza che si legge nel Report realizzato dall’OCSE sulla ‘National Skills Strategy’. Uno studio supportato dalla Commissione Europea, che ha visto coinvolti cinque ministeri (oltre al Mef anche il Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il Ministero dello Sviluppo Economico e il Dipartimento della Presidenza del Consiglio per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno) e un’ampia platea di operatori del mondo economico, istituzionale e della società civile.

INDAGINE

L’indagine ha analizzato i processi di sviluppo delle competenze in Italia, strettamente connesse con il buon funzionamento del mercato del lavoro e la crescita del Paese. Una fotografia chiesta dal Governo per identificare i punti di forza e le criticità riscontrate nel Paese, nella convinzione che dal tema delle competenze dipendono i livelli di produttività.

SITUAZIONE

La situazione che emerge dal rapporto parla di lavoratori italiani in possesso di un basso livello medio di competenze con minori probabilità di utilizzare specifiche competenze cognitive. Tali carenze si ritrovano anche tra laureati italiani.

Circa il 6% dei lavoratori possiede competenze basse rispetto alle mansioni svolte, mentre il 21% è sotto qualificato. A onor del vero, l’OCSE, però, registra anche numerosi casi in cui i lavoratori hanno competenze superiori rispetto a quelle richieste dalla loro mansione (11,7%) e anche sovra-qualificati (18%). Inoltre, circa il 35% dei lavoratori è occupato in un settore non correlato ai propri studi.

Questa disparità indebolisce il sistema: da qui la richiesta di riequilibrare la domanda e l’offerta delle competenze con un invito al mondo della formazione di reagire con maggior tempestività ai cambiamenti in atto. Solo con un maggior allineamento tra domanda e offerta si potranno decidere politiche per il mercato del lavoro più efficaci. Secondo l’Ocse, in questa partita, il privato deve giocare un ruolo di maggior responsabilità al fianco dell’ente pubblico.

Lo scollamento è il punto debole di un sistema che, però, ha ancora una forma formativa di grande valore se i migliori lavoratori italiani hanno, in diverse aree di competenza, un livello pari a quello dei più qualificati lavoratori degli altri paesi del G7, con una rapidità d’apprendimento e problem solving.

STRATEGIE FUTURE

L’Ocse riconosce che l’Italia ha varato un ambizioso pacchetto di riforme ( Jobs Act, la riforma nel sistema dell’istruzione (la Buona Scuola, il Piano Nazionale Scuola Digitale, il Piano Nazionale Industria 4.0 )  per sostenere la crescita anche attraverso un più adeguato livello di competenze. Ma ciò che è stato fatto è solo l’inizio: ora è necessario proseguire sulla strada dell’implementazione.
Il Jobs Act ha rivisitato la disciplina dell’apprendistato favorendone l’utilizzo anche in una logica di alternanza con la scuola. La sfida di policy per i prossimi anni è quella di saper anticipare i fabbisogni professionali e costruire le competenze per il futuro del lavoro.  Questo significa non solo coltivare e formare talenti, ma anche includere nel processo di innovazione e nei suoi benefici il maggior numero possibile di soggetti. È necessaria quindi la creazione di un sistema di politiche di attivazione e supporto tempestive ed efficaci e  la costruzione di un’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive .

Il Piano Industria 4.0 sta intervenendo su tutti gli aspetti della trasformazione digitale, compreso quello relativo all’accrescimento delle competenze. Le prossime azioni del Piano, in linea con l’analisi del rapporto OCSE, saranno incentrate sul potenziamento delle abilità, per adeguarle alle nuove sfide del mondo del lavoro e farne una leva per sostenere il cambiamento tecnologico.

Le recenti riforme del sistema educativo, di cui il Rapporto evidenzia in particolare il Piano Nazionale Scuola Digitale e l’Alternanza Scuola-Lavoro, hanno messo al centro l’obiettivo di innalzare la qualità del sistema e fornire a studentesse e studenti gli strumenti per rispondere al dinamismo del mercato del lavoro ed avere le conoscenze e le competenze per affrontare in modo consapevole le sfide del prossimo futuro, avendo la capacità di governarle e di esserne protagonisti. Inoltre, attraverso il Piano per la formazione dei docenti 2016-2019, si garantiranno l’aggiornamento e lo sviluppo professionale del corpo insegnante, attraverso la creazione e introduzione di standard di monitoraggio, la messa a sistema di un portfolio professionale per ogni docente e il rafforzamento e miglioramento del sistema di accreditamento per la formazione.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Ottobre 2017
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