“Studio falsificato? E’ probabile”

I risultati della commissione di inchiesta interna dell'Insubria, su uno studio di cardiochirurgia che già la polizia aveva giudicato sospetto

Open day Università dell'Insubria

Una commissione d’inchiesta interna dell’Università dell’Insubria ha riconosciuto, pochi giorni fa, che uno studio scientifico partito da Varese e inviato all’università svedese di Umea presenta molti dubbi di scientificità. Lunedì scorso il senato accademico, a Como, ha valutato i risultati della commissione di indagine, in merito alla presunta falsità dei contenuti esposti nell’articolo, uscito nel 2005, e  tra gli autori del quale figurano docenti ed ex docenti dell’ateneo.

(foto, il Campus dell’Università dell’Insubria)

Della vicenda si era occupata anche la magistratura, nell’ambito del processo sulle lettere anonime che era giunte ai parenti di una donna morta dopo una operazione in ospedale e che nascondeva, in realtà, un conflitto tra alcuni cardiochirurghi di Varese.

Uno dei medici coinvolti nella diatriba in corsia, Giovanni Mariscalco, è anche l’autore dell’articolo scientifico sotto inchiesta, che già nelle indagini preliminari della magistratura di Varese venne giudicato dubbio. La vicenda venne a galla per una lettera scritta ai colleghi da parte del chirurgo che aveva in corso un duro scontro in corsia con Mariscalco, Vittorio Mantovani.

Il risultato è che anche la commissione interna dell’Insubria conferma i dubbi, in una relazione redatta da cinque docenti: Daniela Parolaro, Maria Francsca Ghirga, Antonio Spanevello, Francesco Haardt, Adriano Martinoli.

Il compito a cui erano stati chiamati i membri della commissione era quello di stabilire la veridicità dell’articolo scientifico dal titolo “Relationship between atrial histopatology and cardiovascular surgery”.

La commissione, dall’ottobre del 2015, ha svolto una indagine preliminare, in cui ha ascoltato i medici che avevano collaborato allo studio, Giovanni Marsicalco e il coautore Fausto Sessa. Lo studio era diretto a verificare se i pazienti con presenza di fibrillazione atriale post operatoria potessero mostrare alterazioni istopatologhche a livello dell’atrio destro e come tali cambiamenti potessero essere messi in relazione alla tecnica cardiochirurgica utilizzata.

A tal fine furono messi a confronto 70 pazienti di cui 35 sottoposti a rivascolarizzazione coronarica eseguita con tecnica convenzionale (definita on pump) e altri 35 anni con un’altra tecnica (definita off pump).

Che cosa è stato rilevato?. La commissione ha innanzitutto analizzato i database utilizzati e i vetrini.

Nelle sue conclusioni, tuttavia, il gruppo di lavoro ha osservato che i consensi informati dei pazienti che hanno partecipato allo studio sono scomparsi (o distrutti). Ma soprattutto ha osservato che non è stata eseguita la cosiddetta randomizzazione, una tecnica che permette l’applicabilità dei modelli probabilistici metodologici dello studio. Inoltre si è registrata una “incoerenza dei dati impiegati nello studio, come di evince dai database”.

Quindi, nelle conclusioni finali, la commissione, sia pure con grande prudenza, scrive: “Dovendo esprimere un parere sulla metodologia scientifica utilizzata nell’articolo in questione, la commissione, in considerazione di tutto quello che precede, esprime dei dubbi sulla raccolta dei dati e sulla piena correttezza dell’analisi effettuata”.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 03 Ottobre 2017
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