Nasce “Ifoodq”, la piattaforma che aiuta l’export delle piccole imprese alimentari
Presentato a Milano un progetto (anche varesino) che ha l'obiettivo di affiancare i produttori che vogliono portare lontano la propria qualità
È stato presentato a Milano, ma ha un’anima varesina, un nuovo progetto legato al mondo dell’agroalimentare italiano di qualità. Si tratta di Ifoodq, una struttura che si definisce primo Food Quality Web Hub italiano e che, di fatto, prevede di mettere a disposizione delle piccole e medie imprese del settore una lunga serie di strumenti volti soprattutto a far conoscere all’estero i marchi tricolori.
Il sipario su Ifoodq è stato alzato (nell’elegante sala del ristorante “Innocenti Evasioni”) dai due soci fondatori, l’imprenditore e tecnologo alimentare varesino Valerio Sarti e lo chef stellato Eros Picco, affiancati da Maria Zemira Nociti, grande esperta del mondo alimentare e, nella circostanza, responsabile dei contenuti del magazine online che accompagna l’intero progetto.
Ifoodq si propone, come accennato, di affiancare le aziende che desiderano esportare le eccellenze enogastronomiche italiane attraverso diverse direttrici. Si va da una piattaforma di video (in italiano e inglese) raggiungibile con appositi QR vode posizionati sulle etichette dei prodotti, al supporto normativo e legislativo; dai servizi di traduzione alla possibilità di fare rete in occasione di fiere ed esposizioni internazionali e così via. Un panel di strumenti particolarmente interessante soprattutto per quelle realtà che, per le loro dimensioni, non hanno le risorse necessarie per comunicare in modo forte e incisivo e accedere a nuovi mercati.
Tre le direttrici seguite per raccontare i prodotti e le aziende che aderiranno all’iniziativa: il territorio di origine, l’approfondimento sulle qualità organolettiche e le spiegazioni dei processi produttivi, con particolare attenzione a quelli tradizionali. L’accesso ad Ifoodq sarà riservato soltanto a quelle aziende che dimostreranno di avere determinate caratteristiche legate, appunto, a qualità, certificazioni, all’utilizzo di determinate tecniche di lavorazione e via dicendo. Il giudizio è demandato a un comitato scientifico composto, oltre che da Sarti, Picco e Nociti, da una serie di esperti che collaborano con la struttura.
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