Nei boschi in fiamme, dove il fuoco si combatte “soffiando”

E' solo "soffiando sul fuoco" che si possono fermare le fiamme. Un paradosso che, nei punti più impervi della montagna, è l'unico che può funzionare. Ecco come

fronte incendio boschi

E’ un suono che non ti aspetti quello che c’è sulla linea del fronte del fuoco, il rombo dei soffiatori. Perché è così che si combatte il fuoco, soffiando. Un paradosso ma che è l’unico modo per cercare di arginare le fiamme quando elicotteri e canadair sono lontani.

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«E’ così che costruiamo le linee tagliafuoco, soffiando via le foglie e spostando i rami» racconta Dario, una delle Guardie Ecologiche che da giorni sta combattendo contro le fiamme. Sabato mattina, nei boschi sopra Luvinate, il ronzio dei motori a scoppio dei soffiatori era un rumore di fondo costante. Perché per fermare il fuoco l’unico modo è quello di togliere dal suo cammino qualunque cosa che possa bruciare. Un lavoro che funziona, «a patto che non si alzi il vento». Perché bastano una folata e una foglia bruciacchiata che si solleva e supera la barriera pulita che il fuoco può riprendere il suo devastante cammino.

Chi opera nei boschi lo sa, ed è per questo che le linee tagliafuoco si susseguono, si biforcano, si sdoppiano. Un reticolo che segue il percorso dei sentieri o ne batte di nuovi con una certezza, e cioè che tutto quello che sta tra la linea del fuoco e la quella che lo deve tagliare è spacciato: da lì a qualche minuto verrà bruciato.

campo dei fiori fiamme
Una linea tagliafuoco che ha funzionato a dovere

Quando poi l’avanguardia dei soffiatori è passata e il fuoco è stato arginato, è un altro rumore quello che riempie il bosco: il crepitio della legna bruciata. Un rumore flebile che riempie il silenzio ma che nasconde un grande pericolo, quello del ritorno del fuoco. «In tutti quei punti da cui si solleva il fumo -continua Dario- c’è ancora qualcosa che sta bruciando e basta una folata di vento per riaccendere le fiamme». Un pericolo subdolo, perché il fuoco si nasconde e può presentarsi anche molte ore dopo che si crede che l’incendio sia stato spento. E forse è proprio quello che è successo tra giovedì e venerdì, quando il Campo dei Fiori è tornato a bruciare.

Come si supera questo pericolo? «Con la bonifica». Cioè una volta fermato il fuoco bisogna passare per tutte le zone che sono state interessate dalle fiamme e controllare, una dopo l’altra, le eventuali fumarole ancora attive. E nel caso spegnerle.

fuoco bosco

Certo, in alcuni momenti c’è un rumore che sovrasta tutti gli altri: il rombo delle eliche di elicotteri e Canadair. Ma quello è un rumore momentaneo, che dura solo qualche istante, perché quei carichi d’acqua sono destinati ad altre sezioni del fronte. Un rumore rituale, che sai che si ripeterà da lì a 5 minuti.

Non come quando all’improvviso il rumore che sovrasta tutti gli altri è quello di un albero che si accartoccia su sé stesso e crolla rovinosamente al suolo. Un tonfo che riecheggia per un po’ ma prima ancora che l’eco si disperda viene seguito da un altro, quello delle scariche statiche delle radio. Si chiede a chi era in quella zona se tutto va bene, se tutti stanno bene. «Tutto a posto» gracchia l’altoparlante della radio. E così si ricomincia, perché il fuoco non aspetta.

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 28 Ottobre 2017
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