Ho fallito l’alternanza scuola-lavoro ma ho capito

Dirigenti scolastici, studenti, imprenditori, rappresentanti di associazioni ed enti hanno discusso di alternanza scuola-lavoro al Terzo Convegno Giovani organizzato al De Filippi

Avarie

I loro nomi meritano di essere scanditi uno per uno, come farebbe lo speaker di una grande squadra di calcio: Stefano Cadoni, Felice Dal Bosco, Aurora Torregrossa, Lorenzo Broggi, Giada Tosato, Nicole La Fortezza, Giacomo spinelli, Beatrice Plebani, Alessandro Benedetto, Martina Mannarino. Sono stati loro i veri protagonisti del Terzo Convegno Giovani all’istituto De Filippi di Varese, dedicato al tema dell’alternanza scuola lavoro, organizzato da Antonio Martina, consulente esperto in temi legati al mondo del lavoro e autore del saggio “Lavorare è difficile” (Franco Angeli).

Questi ragazzi, di fronte a una platea di oltre cinquecento studenti, hanno raccontato la loro esperienza di alternanza scuola-lavoro. Un regalo enorme fatto a tutti i presenti, dirigenti scolastici compresi, perché parlare dei successi è fin troppo facile, mentre non è altrettanto facile parlare dei fallimenti, delle umiliazioni subite e delle difficoltà nel primo contatto con il mondo del lavoro, a causa di imprese e persone non sempre all’altezza del compito. Storie vissute spesso all’estero, in grandi alberghi e ristoranti, negli studi professionali della città e nelle aziende del territorio.

L’ESERCITO DELL’ALTERNANZA SCUOLA LAVORO
Per uno studente che si avvicina all’alternanza scuola-lavoro è importante poter contare su tutor, aziendali e scolastici, efficienti, in grado di confrontarsi e intervenire nel caso ci siano dei problemi. «Attualmente  ci sono 21mila studenti in alternanza scuola-lavoro – ha detto Claudio Merletti, dirigente dell’ufficio scolastico regionale -. La scuola è chiamata a traghettare gli studenti verso il cambiamento, ma da sola non ce la può fare, bisogna ragionare in termini di sistema».
Organizzare 400 ore di alternanza scuola-lavoro per gli istituti tecnici e professionali  non è semplice, come non lo è per i licei anche se di ore ne hanno 200 in meno. Su questo punto e sulla necessità di coinvolgere tutti gli attori sociali, dalle associazioni di categoria agli enti passando per gli ordini professionali, hanno concordato tutti i dirigenti scolastici intervenuti al convegno (Salvatore Consolo, Giovanni Baggio, Nicoletta Pizzato e Maurizio Tallone), altrimenti il rischio è che l’alternanza scuola-lavoro da opportunità si trasformi in un peso insostenibile per la scuola.

LE COMPETENZE E I TUTOR
La parola più citata del convegno è stata “competenza” che, secondo Antonio Martina, è fin troppo usata quando si parla del sistema duale. «Se raffiguriamo la persona come una torta – ha detto il consulente – ci troviamo il dna, l’educazione, la scuola, gli interessi da adulto, il lavoro. Ognuno di noi però non si puo’ accontentare di una fetta ma svilupperà più fette, cioè più competenze, sapendo che non tutte servono alle imprese per scegliere il candidato».

Per la buona riuscita dell’alternanza scuola-lavoro è fondamentale la figura del tutor, sia scolastico che aziendale, perché segue lo studente per la durata del progetto. Non tutte le aziende hanno però le risorse umane necessarie da dedicare allo studente in alternanza. Infatti i dati sulla dimensione aziendale in provincia di Varese,  forniti dalla relazione di Giacomo Mazzarino, dirigente della Camera di Commercio, rivelano che su circa 60mila aziende la maggior parte sono micro e piccole con pochissimi dipendenti.

IL CAMBIAMENTO VA GOVERNATO INSIEME
Il sindaco di Varese, Davide Galimberti, ha parlato del cambiamento in atto nella città e invitato i ragazzi a pensare anche alla pubblica amministrazione nella scelta del loro percorso futuro, ricordando che il Comune ha messo a bando due progetti dedicati ai giovani per favorire la nascita di startup e rendere il territorio più competitivo.

Nello sviluppo del sapere e del saper fare tra gli studenti, le associazioni di categoria e i centri di ricerca possono dare un contributo determinante. Le esperienze portate al convegno da Michela Marchiorato dei giovani imprenditori di Confapi, Celeste Taiano di Federalberghi e Laura Ballestra della Liuc di Castellanza indicano che il sapere va valorizzato attraverso strumenti didattici nuovi, come l’hackathon, evento al quale partecipano, a vario titolo, esperti di diversi settori dell’informatica: sviluppatori di software, programmatori e grafici, e i learning week, sessioni di lavoro comune tra docenti del sistema della formazione professionale e quello dell’istruzione.

L’alternanza scuola-lavoro richiede dunque un contributo che va ben oltre la scuola, la singola impresa o il singolo ente. Per dirla con le parole di Stefano Cadoni studente del liceo classico Cairoli: «Nessuno di noi è così brillante da solo quanto possiamo esserlo tutti insieme».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Novembre 2017
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