Anche le micro e piccole imprese possono “vestirsi” di 4.0

Barbara e Mauro Pierini, titolari della P.R.M di Morazzone, impresa di 5 dipendenti e 6 "yellow men" (robot), sono stati a Bruxelles in qualità di testimonial della rivoluzione digitale nelle aziende

Imprese e Territorio News Prm di Morazzone

Non capita tutti i giorni, soprattutto se si è piccoli imprenditori, di essere invitati al parlamento europeo per spiegare a politici e colleghi come si introducono le nuove tecnologie digitali nel mondo delle piccole imprese. A Mauro Pierini, titolare insieme alla sorella Barbara della P.R.M di Morazzone, azienda specializzata nella produzione di raccordi per impianti petrolchimici, è capitato lo scorso 8 novembre.
«Sono stato chiamato sul palco per raccontare la nostra esperienza – racconta Pierini – cioè come avevamo fatto a introdurre la robotica nella piccola impresa di famiglia, con l’intento di individuare i passaggi per chi volesse farlo. È stata una bella esperienza che mi ha fornito nuovi spunti interessanti».

L’evoluzione robotica della P.R.M è iniziata alla fine degli anni Novanta con l’ingresso in azienda della seconda generazione, Mauro e Barbara, figli del fondatore Franco Pierini. Con i nuovi ingressi arrivano anche idee nuove. E così la piccola azienda, nata in un garage di Morazzone, sposa un nuovo modello che integra persone e bracci robotici, al punto che oggi accanto ai 5 dipendenti lavorano 6 “yellow men”, nomignolo con cui Mauro Pierini ha ribattezzato i suoi robot.

«Non c’è un’unica via per l’impresa 4.0 – spiega l’imprenditore -. Ci sono però dei passaggi che è meglio conoscere. I robot sono costosi e quindi bisogna fare investimenti mirati, occorre procedere a piccoli passi, vestendo di 4.0 l’azienda a seconda delle richieste del mercato, senza fare il passo più lungo della gamba».

I grandi produttori di robotica si stanno accorgendo che in Italia ci sono tante P.R.M che rappresentano una potenziale fetta di mercato. Poco tempo fa, al Faberlab di Tradate, laboratorio di fabbricazione digitale di Confartigianato, vennero gli uomini della ABB una delle più importanti multinazionali nel campo della robotica. In quell’occasione parlarono di prodotti ritagliati sulle esigenze delle micro e piccole imprese italiane, con prezzi che non superavano i 50mila euro.

Quando si parla di robot in azienda si agita sempre lo spauracchio della perdita di posti di lavoro. Questo fenomeno si può verificare durante il breve periodo ma non nel lungo, opinione confermata da esperti del calibro di Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova. «Credo che la macchina non sostituirà l’uomo – aggiunge Mauro Pierini -. I robot sono un appoggio importante perché ci liberano da lavorazioni noiose e ripetitive che un tempo toglievano energie. È l’uomo il vero fulcro dell’azienda».

Il passaggio al 4.0 è soprattutto un salto culturale perché impone un cambio di visione non sempre facile da accettare anche per le persone più aperte. «Mio padre credeva tanto nella tecnologia – conclude Pierini – però la robotica, all’inizio, lo spaventava un po’. Poi ha visto i robot al lavoro e si è convinto. Nel 2010 ha anche installato un impianto fotovoltaico in azienda ed è quindi grazie a lui se noi, oltre ad essere 4.0, siamo anche green».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 14 Novembre 2017
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