Angeli feriti: storie di partigiani e prigionia

Gli studenti dell'Einaudi hanno firmato un volume di racconti ispirati dalle testimonianze dirette o mediate di chi combatté per la libertà

istituto Einaudi

«Gironzolavano, i ragazzi. Erano annoiati quel pomeriggio, avevano deciso di stare un po’ insieme prima di tornare a casa. Era una bella giornata e l’aria tersa, anche se frizzantina, aveva fatto venir loro voglia di percorrere a zonzo le strade della città. Dopo aver mangiato, camminando con tranquillità si erano ritrovati (per caso?) in piazza Bersaglieri, un posto che conoscevano bene e a cui erano legati.
La statua del bersagliere si stagliava nitida, la testa e il braccio tesi verso il cielo, la gamba nell’atto di correre. E sembrava che davvero corresse, il bersagliere, chissà verso dove».

Inizia così “Angeli Feriti” un volume di racconti dedicati alla Seconda Guerra Mondiale e realizzati dagli studenti delle 3a e della 5a G dell’istiutito Einaudi di Varese.

Sotto la guida della professoressa Carla Mimmo, gli alunni hanno ascoltato le storie dei soldati che hanno combattuto in Albania, in Russia, in Africa. Storie di partigiani e di prigionia.

Dieci i racconti scritti dai ragazzi e ispirati a un monumento dedicato a invalidi e mutilati di guerra.

L’iniziativa era stata proposta da ANMIG Varese che ha voluto puntare sui giovani, coinvolgendoli come protagonisti, per capire la nostra storia recente, il sacrificio, la sofferenza e le speranze di un’intera generazione che ha regalato a noi la pace.

« ANGELI FERITI – spiega la professoressa Mimmo – nella sua spontanea emotività, è una piccola opera che ha tutte le carte in regola per appassionare qualsiasi lettore. Un anno di lavoro. Tanto ci è voluto per scrivere questi dieci racconti, tutti basati su testimonianze dirette o di discendenti. Il titolo, “Angeli feriti”, è stata una scelta naturale, scaturita dall’ammirazione dei ragazzi per la statua di Stella Ranza. L’angelo ferito è il filo conduttore di tutte le storie, ognuna delle quali è caratterizzata da un aggettivo che fotografa la vita o un momento delle vicende di ciascuno dei protagonisti. C’è un unico racconto, quello che porta il titolo del libro, che non si basa su testimonianza diretta, ma è un racconto collettivo, pensato dai ragazzi di 5^ G, per ricordare tutti gli angeli feriti, soprattutto quelli sconosciuti.  Da questo racconto i ragazzi hanno tratto anche un video, che porta lo stesso titolo.
Voglio ringraziare i miei alunni delle classi 5^ G e 3^G per essersi fatti coinvolgere dal mio entusiasmo e dalla mia voglia di portare a termine questo progetto. Mi hanno seguito sempre, discutendo dove necessario, dando il loro parere, decidendo quale struttura dovesse avere ogni storia. A volte ho dovuto stimolarli, a volte frenarli, ma ci sono stati, sempre. Si sono fatti guidare e si sono immersi nelle storie e nelle persone. Sono fiera di loro e del loro lavoro, che è durato un intero anno scolastico e ha fatto emergere la loro sensibilità. Senza di loro questo libro non ci sarebbe.
Un ringraziamento altrettanto sentito va a tutte le persone che ci hanno fornito testimonianze dirette o materiale per scrivere le storie: la signora Ester De Tomasi, presidente provinciale ANPI, che è venuta a scuola a raccontarci l’incredibile storia di suo papà Sergio, la signora Ione Valentini, i miei alunni Federico, Sara e Martina, che hanno ritrovato materiale prezioso per tre delle storie del libro, il professor Emilio Rossi, che non ci fa mai mancare il suo appoggio e la sua generosità nel concederci materiali anche inediti; la signora Ornella Cilloni, Alan Semilia, nipote di Tarcisio Rigoli, che è venuto a scuola a raccontare ai ragazzi l’esperienza di suo nonno».

Il libro, che è stato presentato in occasione delle celebrazioni del 4 novembre, ha un fine benefico: i proventi delle vendite saranno devoluti all’associazione Eco Himal per sostenere negli studi una ragazzina che ha perso tutto nel terribile terremoto che ha colpito col Nepal due anni fa.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Novembre 2017
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