Fu costretta a prostituirsi nel centro massaggi, coppia condannata per schiavitù
La Corte d'Assise ha accolto la richiesta del pubblico ministero e ha condannato ad 8 anni e mezzo un 42enne di Gallarate e la compagna rumena per aver schiavizzato una 18enne
Per i giudici della Corte d’Assise di Busto Arsizio la vittima, una 18enne rumena, era stata ridotta in schivitù e costretta a prostituirsi dopo essere stata acquistata per 1000 euro.
Per questo la sentenza per un gallaratese di 42 anni e la sua compagna rumena di 35 è stata di 8 anni e 6 mesi di reclusione, come richiesto dal pubblico ministero Luigi Furno.
L’arresto della coppia risale alla fine di settembre del 2016 quando la Polizia fece irruzione nell’abitazione dei due, lui commerciante e lei ex-prostituta, per liberare la giovane su segnalazione della sorella. Fu proprio grazie ad una chiamata alla parente, durante un momento di distrazione dei due, che la vicenda è venuta a galla.
La ragazza, ha raccontato di essere stata portata in Italia con la promessa di un lavoro onesto ma già durante il viaggio aveva capito che avrebbe dovuto praticare massaggi particolari. E così è stato, massaggi erotici in un centro che i due avevano aperto da un po’ di tempo in città.
L’appartamento era in Via Oslavia, ufficialmente adibito a studio professionale e a procurarselo, con regolare contratto di affitto a proprio nome, era stato il quarantenne. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti a procurare i clienti erano l’italiano oppure la compagna anche grazie ad annunci pubblicati su siti internet e su un quotidiano. A confermarlo sono stati alcuni dei clienti stessi che sono stati anche chiamati a testimoniare, ma soprattutto il ritrovamento delle schede telefoniche corrispondenti ai numeri indicati negli annunci ed utilizzati per fissare gli appuntamenti.
I giudici togati e popolari, però, non hanno creduto alla versione dei due (difesi dai legali Alessandra Salomoni e Lara Paladino) secondo i quali la giovane non era stata in alcun modo ridotta in schiavitù ma che era, anzi, libera di entrare e uscire di casa senza problemi. I due imputati hanno ammesso il tipo di attività che si svolgeva nell’ufficio di via Oslavia ma hanno negato che la 18enne fosse stata costretta ad eseguire prestazioni sessuali (sostanzialmente masturbazione, ndr) con i clienti.
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