Imprese e lavoro, una provincia divisa in due

Una ricerca delle Acli sulla qualità del lavoro evidenzia la presenza di due realtà

Avarie

La ricerca presentata recentemente dalle Acli provinciali sulla qualità del lavoro in provincia di Varese era la tessera mancante di un puzzle composto da altri due lavori interessanti: il primo, realizzato da Confartigianato, sull’attrattività dei comuni della provincia di Varese, il secondo, dalla Business school della Liuc, relativo ai territori che meglio favoriscono la localizzazione delle imprese.

Le Acli provinciali hanno pensato di chiudere il cerchio analizzando la parte che riguarda la qualità del lavoro. In effetti, come ha spiegato lo stesso presidente, Filippo Pinzone, durante la presentazione della ricerca, in questa fase storica ci si è concentrati sui posti di lavoro recuperati rispetto ai livelli pre-crisi, senza però interrogarsi sulla qualità degli stessi.
La Cisl dei Laghi, non più di quattro mesi fa, aveva denunciato un aumento del contenzioso soprattutto nel terziario, dovuto proprio alla scarsa qualità della nuova occupazione, in particolare nel settore della ristorazione e del turismo.

IL SUD DELLA PROVINCIA VA MEGLIO DEL NORD
Gli studi citati indicano che nel sud della provincia ci sono condizioni migliori per la localizzazione delle imprese, rispetto al nord. La ricerca delle Acli, basata su 1.100 interviste ad altrettanti lavoratori dipendenti, conferma questa polarizzazione anche sul fronte delle migliori condizioni di lavoro, a cominciare dalla retribuzione mensile netta che vede Luino all’ultimo posto con 1.121 euro di media contro i 1.419 euro di Gallarate e i 1.418 euro di Saronno.
«Questo aspetto – ha spiegato Gianfranco Zucca, dell’Istituto ricerche educative e formative di Roma – è legato all’indice di autodeterminazione lavorativa. Ad una bassa capacità di autonomia, controllo e auto-efficacia del lavoratore corrisponde un basso stipendio e una bassa qualità del lavoro». In effetti, Saronno ha il più alto indice  di autodeterminazione produttiva (73 punti) e Luino il più basso (50 punti).

Su questo versante la ricerca mette in evidenza anche un sensibile divario rispetto al genere: a parità di livello professionale il gender pay gap oscilla tra i 300 e i 500 euro a favore degli uomini. E il fatto di essere istruite non garantisce alle donne un pari trattamento. Anche i giovani – ma questa sappiamo che non è una novità – sono più penalizzati rispetto ai lavoratori over quaranta.

Nell’alto e medio Verbano è più scarsa la mobilità tra i lavoratori. Il 43,1% degli intervistati nel Luinese ha cambiato lavoro per più di due volte nella vita, contro il 62,1% dei gallaratesi e il 60,6% dei bustocchi. Il divario tra nord e sud si evidenzia anche nella formazione. Alla domanda se nell’ultimo anno il lavoratore avesse frequentato corsi di formazione o aggiornamento attinenti il proprio lavoro, il 54,3% dei lavoratori di Busto Arsizio e il 53,2% di quelli di Saronno hanno risposto affermativamente, contro il 20% degli intervistati del Luinese. «La formazione continua – ha spiegato Zucca – è riservata ai lavoratori con alte qualifiche, mentre la percentuale precipita di ventisette punti per quelli con medie e basse qualifiche».

LA CONSAPEVOLEZZA DI IMPRENDITORI E LAVORATORI
Gli imprenditori, le parti sociali, il rappresentante della pastorale sociale e del lavoro e i manager delle risorse umane, intervenuti alla tavola rotonda organizzata dopo la presentazione della ricerca, hanno concordato su un punto: in questa fase occorre una nuova visione nei rapporti tra impresa e lavoratori dove autonomia e fiducia nei confronti del collaboratore devono soppiantare il tradizionale paternalismo dell’imprenditore italiano. Un rapporto che Alessandra Caraffini, responsabile delle risorse umane della Ilma Plastica e atleta agonista di canottaggio, ha sintetizzato così: «La collaborazione e la fiducia sono fondamentali, nel lavoro come nello sport. Io non salirei mai su una barca con un equipaggio di cui non ho piena fiducia».

(nella foto sopra da destra: Carlo del Grande  Bdg El. srl, Roberto Trentini Hr Elmec Informatica, don Sergio Marinoni pastorale del lavoro, Alessia Caraffini Hr Ilma Plastica, Umberto Colombo segretario Cgil Varese e Mauro Colombo  direttore  di Confartigianato Imprese Varese. Nella foto non compare ma alla tavola rotonda ha partecipato anche Aldo Montalbetti  Confcooperative Insubria).

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 15 Novembre 2017
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