Lettera aperta dei cacciatori sull’incendio al Campo dei fiori

Roi, Federcaccia: “Noi primi danneggiati. In tanti si sono resi disponibili a partecipare ai lavori di ripristino forestale”

Il campo dei fiori dopo l'incendio

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Luigi Roi Consigliere Federcaccia delegato al settore Campo dei Fiori in merito all’incendio delle scorse settimane

Con l’auspicio che questa mia succinta lista di suggerimenti, realtà documentate e fatti storici; possa essere utilizzata da tutti come una base informativa, verso la stampa e/o i privati concreta e fattuale, su cui basare l’auspicata comunicazione della nostra posizione di cacciatori, relativamente ai fatti conseguenti il grande incendio di fine ottobre sul Campo dei Fiori, invio alcune informazioni sulla materia. Si tratta di informazioni note e che sicuramente la maggioranza già conosce ma che reputo importante ribadire e ricordare.

Il versante sud del Campo dei Fiori, quello per l’appunto colpito dall’incendio, è costituito in larga misura da cedui di latifoglie (principalmente castagno) che, pur avendo un turno di sterzo (cioè un intervallo fra un taglio ed il seguente) di 25/30 anni sono in realtà, quasi tutti, la risultante del grande taglio effettuato negli anni 1943-1945 dall’organizzazione TODT e poi mai più toccati (cedui quindi anche di settanta anni). Questo ha generato la gran quantità di biomassa al suolo (strame, legni secchi, ceppaie e polloni morti e seccati in piedi) che hanno abbondantemente alimentato le fiamme.

Le particolari caratteristiche morfologiche ed orografiche del versante, che rendono difficili le operazioni forestali, risiedono nella conformazione del suolo, estremamente ripido e di difficile se non impossibile raggiungibilità con i normali mezzi meccanici. Da notare che, nei lontani anni 1943-1945, l’organizzazione TODT riuscì a risolvere il problema predisponendo una serie di cavi metallici (non vere e proprie teleferiche ma semplici cavi d’acciaio per spostare il legname da monte a valle) che permettevano di trasportare la biomassa tagliata a quote molto basse e da qui, su carriaggi con buoi, raggiungere la ferrovia verso Milano ed altre grandi città.

Da parecchi anni il Consorzio del Parco ha predisposto un piano di recupero forestale del versante sud con trasformazione dei cedui in alto fusto; purtroppo la realizzazione pratica del piano è ancora largamente lettera morta anche e sopratutto per l’orografia dei luoghi. Questa potrebbe però essere l’occasione per passare alla realizzazione pratica tagliando i cedui, piantando e favorendo per i primi anni l’impianto di nuove essenze da seme e realizzando, nel contempo, piste e percorsi tagliafuoco.

Un problema ulteriore è dato dalla estrema parcellizzazione dei vari lotti (molte proprietà non arrivano a duemila metri quadri di superficie) e dalla difficoltà di localizzazione nominativa attualizzata delle proprietà poiché molti terreni non sono stati mai trapassati agli eredi e risultano ancora di proprietà di persone ormai decedute da molti anni. A questo proposito sarebbe utile un intervento legislativo che permetta di effettuare i lavori forestali, in forma coatta, dove non si dovesse rintracciare la proprietà attuale o ci fosse un immotivato rifiuto/opposizione da parte della stessa.

Da notare la necessità di avere teleferiche motorizzate (non semplici cavi) che possono trasportare, per effetto della gravità, dal monte al piano le piante tagliate e, appunto, dotate di motori per trasportare anche dal piano al monte le pianticelle, gli attrezzi, l’acqua e quant’altro necessario.

Ultima annotazione tecnica: anche se possibile non è conveniente partire ad impiantare, direttamente, da seme nel bosco le future piante ma sarebbe auspicabile il ripristino di almeno uno dei vivai storici (ne esistevano, nel passato, uno, privato, a Barasso e uno, gestito dalla Forestale, ad Orino) che permettano di formare pianticelle da seme di almeno un metro/un metro e mezzo di altezza da impiantare nei vecchi cedui dopo il taglio a raso.
Oltre ai cedui (che ne costituiscono la parte largamente maggioritaria) sono state toccate dal fuoco anche aree ad “alto fusto”, specialmente nella zona del Pian Barasso, che, ovviamente, hanno risentito del calore. Anche in questo caso sapremo solo nei prossimi mesi l’entità del danno che deve comunque considerare un fatto molto importante: la maggioranza di queste essenze è costituita, fin verso i 600 metri di quota, dalla Douglasia, pianta alloctona di cui il piano forestale prevede la trasformazione in essenze autoctone e, relativamente alla pineta di vetta lungo la strada militare che porta al Forte di Orino o in altre piccole macchie boscate, da abete rosso, poco incline alla quota in cui è stato posto a dimora e nuovamente vocato alla trasformazione in altre essenze autoctone, possibilmente latifoglie.

Concludo ribadendo un fatto inoppugnabile: sicuramente il grave incendio ha colpito un po’ tutta la comunità che ruota intorno al Campo dei Fiori e auspichiamo che, presto, chi ha fatto una simile criminale idiozia, possa pagare per il grave danno arrecato.
Resta il fatto che la caccia ed i cacciatori siano i primi danneggiati dovendo subire una notevole penalizzazione nei tempi (il combinato disposto della legge venatoria regionale e della legge forestale regionale prevede l’impossibilità di cacciare, sui terreni raggiunti dal fuoco, per un minimo di due anni) e nella superficie TASP disponibile che non si concluderà nel breve ma che si protrarrà per alcuni anni (da definirsi) e di questo vorremmo che l’opinione pubblica fosse adeguatamente informata, non fosse altro per la difficoltà di contenere la crescita esponenziale degli ungulati.

Aggiungo un ultima nota che, a mio avviso, ci deve rendere orgogliosi: molti cacciatori, nostri Associati, mi hanno contattato e si sono resi disponibili a partecipare ai lavori di ripristino forestale che, idealmente, dovrebbero partire in primavera quando si riuscirà a determinare il danno reale subito dalle ceppaie e dai polloni. Infine, visto gli apparenti scarsi risultati della identificazione e ricerca del/dei piromane/piromani si intende proporre di mettere a disposizione un incentivo economico da riconoscersi a chi fornirà indicazioni utili alla identificazione del/dei piromane/piromani. Credo che anche di questa nostra usuale disponibilità fattiva si debba far partecipe l’opinione pubblica.
Saluti a tutti
Luigi Roi Consigliere Federcaccia delegato al settore Campo dei Fiori

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Novembre 2017
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