L’export mette il turbo alla ripresa dell’economia varesina

Banca d'Italia ha presentato all'Insubria l'analisi congiunturale sull'economia lombarda che cresce del 3,2%. La provincia di Varese cresce del 3,5% grazie alla capacità delle imprese di stare sui mercati esteri

Avarie

Giuseppe Sopranzetti, direttore della sede di Milano della Banca D’Italia, per parlare di ripresa utilizza l’espressione “Andamento lento” dal titolo di un famoso disco di Tullio De Piscopo.  «Un andamento che si sta trasformando in un allegretto – ha specificato il dirigente -. Ma per ritornare ai livelli prima della crisi la ripresa va consolidata. Questo è il momento delle riforme strutturali».

L’esordio del rappresentante della Banca d’Italia, durante la presentazione dell’aggiornamento congiunturale dell’economia della Lombardia all’università dell’Insubria, rivela ottimismo e cautela allo stesso tempo.  Ma se è vero che il futuro va fondato sui fatti (citazione di Draghi), la Lombardia può farlo meglio di altre regioni. I dati confermano che nei primi nove mesi dell’anno il manifatturiero lombardo cresce del 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2016. Un’espansione che riguarda tutte le imprese dalle grandi alle pmi fino alle micro. Bene la siderurgia (+5,2%), la gomma plastica (+ 4,1%), il calzaturiero (+5,3%) e  la meccanica (4 %), ampiamente al di sopra della media regionale che si attesta al 3,2%. Segna il passo, ma non è una novità, il tessile (-1,7%).
Aumenta anche il fatturato per il 49,5% delle imprese e per il quarto trimestre le imprese prevedono un’espansione dell’attività produttiva.  Buone notizie anche per le costruzioni il cui fatturato è cresciuto del 2,9%, crescono le  compravendite (+7,1%) e le quotazioni degli immobili (1,4%).

L’ECONOMIA VARESINA CRESCE DI PIÙ
La  produzione industriale in provincia di Varese cresce del 3,5%, contro il 3,2% della media Lombardia. «In questi primi tre mesi – ha spiegato Francesco Bripi, divisione analisi e ricerca economica territoriale di Banca D’Italia – si assiste a una ripresa in tutti i settori con tassi di crescita rilevanti anche per le piccole imprese».
Lo studio congiunturale della Banca d’Italia sottolinea il ruolo svolto dall’aumento della domanda interna che guida anche il piano di investimenti per il futuro. Le agevolazioni fiscali, come l’iperammortamento, hanno giocato un ruolo determinante in questa fase, considerato che il 37% delle imprese le ha utilizzate per investire in tecnologie digitali avanzate dell’industria 4.0.  L’andamento positivo degli investimenti continuerà anche nel 2018.

Le ragioni della crescita e della tenuta del sistema varesino sono state spiegate bene da Paola Margnini, del centro studi di Univa, che ha sottolineato la particolarità della nostro territorio. Incuneata tra l’area metropolitana e la Svizzera, con una superficie tutto sommato piccola e una popolazione che è solo l’1,5% di quella nazionale,  la nostra provincia è in grado di generare il 2,5% del valore aggiunto industriale nazionale, il 2,9% del totale dell’export e l’1,5% del valore aggiunto totale. «Investimenti, accelerazione della produzione e aumento dell’occupazione sono tre indizi che fanno una prova – ha detto Margnini – quindi possiamo parlare di ripresa. Ora bisogna agganciarla e per farlo bisogna andare sui mercati internazionali con le piccole imprese che devono essere trascinate dalle grandi. Quello che fa la differenza nell’impresa varesina è da sempre la sua apertura internazionale».

IL SISTEMA DEL CREDITO PENALIZZA ANCORA I PICCOLI
Le imprese italiane sono da sempre bancocentriche, cioè quando hanno bisogno di soldi si rivolgono sempre alla banca senza considerare vie alternative. Il rapporto di Banca d’Italia svela però che negli ultimi anni si è iniziata a vedere una certa diversificazione, con un maggiore  ricorso al mercato obbligazionario. Nel primo semestre dell’anno infatti le nuove emissioni di obbligazioni sono state superiori ai rimborsi, con un saldo positivo di 5,7 miliardi di euro. «In questa fase di ripresa – ha spiegato Tiziano Ropele, divisione analisi e ricerca economica territoriale di Banca D’Italia – c’è stato un recupero di redditività e conseguentemente un maggiore accumulo di liquidità».

Le piccole e le micro imprese sono ancora le più penalizzate nell’accesso al credito, scontando tassi più alti perché considerate maggiormente a rischio di insolvenza. Una considerazione che Mauro Colombo, direttore di Confartigianato Imprese Varese, ha contestato con un’argomentazione logica e fondata: se i piccoli sono meno affidabili, come si spiega allora che il consorzio fidi degli artigiani ha un tasso di sofferenza al di sotto della soglia fisiologica? Domanda che non ha ottenuto risposta nelle controrepliche. «Il costo dell’impiego per le piccole imprese  è più costoso – ha detto Colombo – e quindi diventano meno attrattive per le banche».

I dati forniti da Giovanni Solaroli, regional manager Lombardia di Unicredit, dimostrano che anche il sistema bancario sta reagendo bene alla ripresa. «La qualità del credito è migliorata – ha sottolineato Solaroli – Dall’inizio dell’anno in Lombardia gli impieghi hanno fatto segnare un +3%, per un totale di 22 miliardi di euro, di cui 10 miliardi ai privati e 12 alle imprese, esclusi i grandi gruppi che sono gestiti dalla merchant bank».
La buona notizia è che anche le piccole imprese sono tornate a investire. «È molto importante continuare a fare informazione finanziaria – ha spiegato il manager -. E poiché Unicredit, con il 50% del fatturato prodotto all’estero, è la prima banca internazionale italiana, può fornire il know how necessario alle pmi perché le grandi imprese già ce l’hanno».

PERCHÉ VARESE SOFFRE DI MENO
«I territori soffrono quando sono troppo sbilanciati su un unico settore. Varese soffre di meno perché è un distretto che esprime la sua capacità manifatturiera in più settori» ha commentato  Giuseppe Colangelo, professore di economia politica all’Insubria. Particolarità che ha permesso al distretto di contrastare la crisi e al tempo stesso di prepararsi alla ripresa. «In questi anni molte imprese hanno chiuso i battenti – ha concluso Giuseppe Albertini, presidente della Camera di Commercio – la moria non è finita, anzi, è aumentata dello 0,2%. C’è stata una reazione di orgoglio degli imprenditori che hanno reinventato alcuni prodotti e aumentato le loro connessioni con i mercati internazionali, grazie anche alle missioni all’estero, le fiere e i contati stimolati dall’ente camerale».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 24 Novembre 2017
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