Michele Gesualdi: “Lasciatemi libero di non esser torturato”

Uno dei primi alunni della scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani è malato di SLA. Alcuni giorni fa ha scritto una lettera ai presidenti della Camera e del Senato chiedendo una legge sul fine vita

Avarie

“La vita è sicuramente il più prezioso dono che Dio ci ha fatto e deve essere sempre ben vissuta e mai sprecata. Però accettare il martirio del corpo della persona malata, quando non c’è nessuna speranza né di guarigione né di miglioramento, può essere percepita come una sfida a Dio. Lui ti chiama con segnali chiarissimi e rispondiamo sfidandolo, come se si fosse più bravi di lui, martoriando il corpo della creatura che sta chiamando, pur sapendo che è un martirio senza sbocchi”.

Michele Gesualdi è stato uno dei primi alunni della scuola di Barbiana con don Lorenzo Milani. È stato dirigente sindacale e presidente della provincia di Firenze. Malato di SLA, alcuni giorni fa ha scritto una lettera ai presidenti della Camera e del Senato e ai capogruppo parlamentari.

LA LETTERA INTEGRALE

“Non si tratta di favorire la eutanasia , – continua Gesualdi nella sua lettera –  ma solo di lasciare libero, l’interessato, lucido cosciente e consapevole, di essere giunto alla tappa finale, di scegliere di non essere inutilmente torturato e di levare dall’angoscia i suoi familiari, che non desiderano sia tradita la volontà del loro caro. La rapida approvazione delle legge sarebbe un atto di rispetto e di civiltà che non impone ma aiuta e non lascia sole tante persone e le loro famiglie”.

Due giorni fa la figlia Sandra ha partecipato a una trasmissione di Radio radicale che ha dato il via a diversi articoli di stampa.

La nuda verità – Conversazione con Sandra Gesualdi
LA TRASMISSIONE DI RADIO RADICALE

“Mio padre – ha raccontato Sandra Gesualdi – ha un cervello lucidissimo, ma il suo fisico non risponde più. Oggi rispondo per lui che ha scritto di suo pugno la propria posizione sulla malattia che sta vivendo”.

“L’utopia si è fatta realtà a Barbiana che ha trasformato i montanari e io – racconta Michele Gesualdi – se non avessi incontrato don Milani sarei rimasto ai margini. La SLA mi ha fatto aprire ulteriormente gli occhi. Non potete immaginare quante volte mi sono immedesimato nelle persone che soffrono. La malvagia, come l’ho soprannominata, mi ha fatto vedere in modo più chiaro quali sono le cose importanti”.

“La malattia – continua Sandra – è quasi purificativa. Mi ha imposto temi e tempi e ogni momento è un condensato di pezzi di vita. Vedi le cose da un’altra prospettiva e ti fa riflettere sul tuo quotidiano”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Novembre 2017
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