Cereria Bianchi, l’arte della candela made in Varese

A Galliate Lombardo e a Daverio c’è una tradizione che da 115 anni rinnova la magia della luce. E non solo a Natale. Dalla ricetta di nonno Pietro alle nuove tecnologie, l’abilità antica è diventata etica, certificata e a prova di rischio

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Le trovi ovunque: grosse o piccole, multicolore, profumate o neutre, a forma di Babbo Natale o uova pasquali. Sono belle e anche biologiche. Alcuni le collezionano, altri le conservano. Un tempo, in casa, ce n’era sempre qualcuna nel cassetto per quando se ne andava la corrente elettrica. Bastava un fiammifero per avere di nuovo la luce. Insomma, tante e diverse. Però, avete mai visto un coccodrillo-candela? Esiste, fidatevi.

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Alla Cereria Bianchi di Galliate Lombardo, azienda famigliare, si racconta la storia delle candele. A partire dal loro uso più classico: quello liturgico. Rigorosamente bianche con l’immaginetta del Santo di turno stampata sul fronte. E quelle elettriche? «Funzionano soprattutto per comodità – dice il figlio Andrea – ma la tradizione della cera è rimasta intatta».

Con candele di altezze, pesi e calibri diversi: dai 12 ai 16 millimetri di quelle votive, dai 28 ai 49 di quelle da altare ai 12 centimetri dei ceri di Pasqua. Un mercato in movimento, anche e soprattutto oggi. Perché se le candele appartengono alla cultura nordica (dalla Germania in su), anche in Italia si sta apprezzando il gusto di un prodotto che fa tendenza. A Daverio, polo produttivo della Cereria Bianchi, se ne possono produrre fino a 60mila al giorno, e l’uso ornamentale sta crescendo. Complice, in parte, il mondo cinematografico (che ne ha fatto un mito di relax e seduzione) e della pubblicità: le candele dell’azienda fondata nel 1902 in via Manzoni, a Varese, sono le discrete protagoniste di molti spot televisivi.

VEGETALI E MINERALI
Però le candele non sono tutte uguali. Possono essere di cera animale (quella tradizionale, prodotta dalle api), vegetale (di palma, soia o stearine) e minerale (la paraffina, un derivato del petrolio). Oggi, la maggior parte delle candele rientrano nella seconda e nella terza categoria. Le api, purtroppo, sono sempre meno.

Ma come si fa una candela? Alla Cereria Bianchi, il pensiero etico viene prima del prodotto. Ecco perché qui a Galliate (dove ha sede lo spaccio dell’azienda) e a Daverio si segue la «ricetta di nonno Pietro», fondatore dell’azienda, abbinandola al regolamento europeo Reach (l’impresa identifica e gestisce i rischi collegati alle sostanze chimiche che utilizza, produce e vende per tutelare la salute del consumatore) e al marchio di qualità Ral, per certificare che le proprie candele rispettino determinati standard produttivi e qualitativi.

A sottolinearlo è ancora Andrea che, insieme alla sorella Valentina, sulla Cereria di famiglia sta scommettendo con una programmazione che da un lato conserva la produzione liturgica (oggi rappresenta il 60% del fatturato) e dall’altro vuole incrementare tutto ciò che rientra nel catalogo ornamentale (il restante 40%). Usando solo paraffina raffinata, la stessa utilizzata anche nella cosmesi, acquistata da una raffineria italiana.

A IMMERSIONE, A PRESSIONE, A STAMPO, A RIEMPIMENTO
La strategia, che segue il mercato, si allea con le vecchie tecniche di produzione: «Quella più antica è “ad immersione” – ci dice il giovane. Lo stoppino viene immerso ripetutamente nella cera liquida calda senza superare troppo il punto di fusione.È questo che permette alla temperatura ambiente di raffreddare il sottile strato di cera che si crea ogni volta che lo si immerge». Tecnica utilizzata principalmente per produrre candele bianche ad uso liturgico.

A seguire troviamo quella “a pressione”, dove la cera in polvere viene compressa all’interno di uno stampo forato dove è stato inserito uno stoppino incerato (adatta per la produzione di candele colorate di forme diverse), “a stampo” (matrici generalmente in silicone nelle quali viene versata la cera liquida) e, infine, “a riempimento”. Per riempire bicchieri o contenitori specifici per candele profumate. Perché la paraffina? «Si scioglie in fretta ed è dotata di una leggera malleabilità», precisa Andrea.

IN COTONE E SENZA PIOMBO
Lo stoppino da loro utilizzato è sempre di cotone, e qui alla Bianchi è del tutto privo di piombo. Il suo diametro, e la sua “aggressività”, variano a seconda della dimensione della candela e della sua funzione. Quelle profumate, per esempio, lo consumano più velocemente.
Sei macchine, una rete commerciale che vende in tutta Italia e in Svizzera, clienti selezionati. E la decisione di non entrare nella grande distribuzione. Interviene nuovamente il co-titolare: «Siamo un’azienda a conduzione familiare, da sempre puntiamo a prodotti di alta qualità con più di sessanta linee diverse a brand “Cereria Bianchi”. In un mix vincente di automazione e manualità». Come lo è la “candela rustica” oppure la “Shabby chic”, laccata esternamente. E sempre disposti ad assecondare le richieste del cliente. Sia che chiedano una candela barocca oppure a forma di cane (razza Carlino) o di coccodrillo. Nello spaccio di Galliate c’è anche questo: se volete potete accarezzarlo, ma non tirate gli stoppini.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Dicembre 2017
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