“La cardiochirurgia era come l’Iraq”

Il primario Cesare Beghi è stato ascoltato in tribunale durante un processo per mobbing sulla guerra in reparto

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Sfilata di testimoni, questa mattina, al piano terra del tribunale di Varese dove è in corso il processo nei confronti dell’ex primario di cardiochirurgia, Andrea Sala, accusato di mobbing (maltrattamenti in famiglia è il reato, ma con una declinazione sull’ambiente di lavoro) nei confronti del dottor Vittorio Mantovani, il cardiochirurgo in lotta con altri colleghi nell’ambito della guerra tra medici che portò anche alle lettere anonime del “corvo”.

I testimoni della difesa sono stati ascoltati per tutta la mattina ed erano medici e infermieri. In particolare, è stato ascoltato l’attuale primario della cardiochirurgia, il professor Cesare Beghi (nella foto), che ha raccontato con schiettezza come , nel 2011, giunse da Parma in una situazione che ha definito di grande tensione.

“Quando mi resi conto di come stavano le cose – ha detto ai giudici – dissi al mio direttore una frase: tu mi hai paracadutato in Iraq con una pistola d’acqua e in mutande. Non pensavo di trovarmi di fronte a una conflittualità così accesa. Mantovani aveva contro di lui diverse persone e c’era un clima di grosso disagio.

Mantovani ad esempio commentava l’operato dei colleghi e io gli dissi di non farlo, che non mi interessava. C’era una grossa pressione su tutti – ha sostenuto il cardiochirurgo – una situazione penalizzante, soprattutto in una specialità come la nostra che è molto delicata e dove il rischio di mortalità negli interventi operatori è alto. La gente – ha continuato – non voleva farsi operare perché sapeva della grande conflittualità in reparto. Oggi non è più così”.

Beghi era testimone della difesa, ma durante l’udienza ha ricordato che è stato anch’egli denunciato per mobbing da Mantovani. Successivamente è stato ascoltato il professor Dominici, un altro dei competitor di Mantovani, anche se il più noto contraltare è il professor Mariscalco, che fu accusato di aver redatto la lettera anonima contro Mantovani inviata ad alcuni famigliari dopo la morte di una donna operata.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 24 Gennaio 2018
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