Mal’Aria 2018, Legambiente denuncia il fallimento delle politiche regionali

Legambiente: “Di protocolli ne abbiamo abbastanza, adesso servono le azioni efficaci: una decisa lotta ai diesel e misure strutturali per incidere su traffico ed emissioni”

inquinamento

Legambiente diffonde i dati sull’inquinamento e chiede provvedimenti ai candidati alle prossime elezioni regionali del 4 marzo

Nonostante 83 comuni, ben più dei 30 obbligati a farlo, abbiano emanato ordinanze antismog per adeguarsi al protocollo “Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria” come previsto da Regione Lombardia per il recepimento dell’Accordo del Bacino Padano stipulato il 9 giugno 2017, su tutta la Lombardia tira la solita irrespirabile aria, mitigata solo dalla variabilità meteorologica.

Dando uno sguardo all’efficacia delle misure messe in campo, sono complessivamente 83 i comuni che hanno aderito al “Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria” come previsto da Regione Lombardia per il recepimento dell’Accordo del Bacino Padano stipulato il 9 giugno 2017: 37 comuni con più di 30mila abitanti previsti dall’accordo e 46 che hanno aderito su base volontaria.

Un risultato positivo, anche se l’adeguamento dei comuni chiamati a dotarsi di ordinanze è avvenuto con inerzie e ritardi rispetto al momento in cui (inizio ottobre) sarebbe stato opportuno poter disporre di questi strumenti ai fini delle attività di accertamento. A causa di forti limiti strumentali, l’azione di controllo dei veicoli circolanti è stata più episodica che sistematica in gran parte della province. Tuttavia, per quei comuni che hanno già inviato dati sull’attività di vigilanza emerge un dato di buona adesione alle misure da parte dei proprietari di veicoli, dal momento che a fronte di migliaia di verifiche, sono relativamente poche le infrazioni contestate a veicoli non a norma. Tra i comuni che si distinguono troviamo i comuni della città metropolitana, escluso Milano, e Bergamo, che effettua un’attività di controllo estremamente metodica e ricorrente.

Seppur Regione Lombardia abbia svolto un’attività di coordinamento con le altre regioni firmatarie dell’accordo, resta la critica di fondo all’efficacia e alla pertinenza delle disposizioni previste dall’accordo stesso, commisurate alla dimensione dell’emergenza smog sul lungo periodo.

«Risanare l’aria richiede investimenti, che non ci sono – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Basti confrontare la somma di finanziamenti ministeriali previsti dall’accordo per la Lombardia, che prevedono 4 milioni di euro per incentivi alla sostituzione di veicoli inquinanti e investimenti delle aziende agricole per il contenimento delle emissioni da stoccaggio e impiego di liquami zootecnici, con lo stanziamento statale ad ANAS per realizzare l’ennesima inutile opera stradale nell’area milanese: il nuovo collegamento Vigevano-Malpensa. I fondi del Ministero dell’Ambiente equivalgono all’1,6% dello stanziamento statale destinato ad una singola infrastruttura la cui realizzazione si pone in palese contrasto con le finalità di riduzione degli inquinanti. In ogni caso le somme stanziate per l’infruttuosa lotta allo smog sono nulla rispetto a quelle che si dovranno pagare in forma di sanzioni per non avere adempiuto agli obblighi di risanamento imposti dalla direttiva europea».

Non solo PM10, anche l’ozono, tipico del periodo estivo, che preoccupa per la salute dei lombardi. Tanto che nell’estate 2017 è stato avviato il progetto CAPTOR per il monitoraggio di questo inquinante pericolo per la salute, grazie al coinvolgimento dei cittadini volontari che hanno installato nei loro giardini i dispositivi di rilevamento delle concentrazioni di O3. Andando a confrontare le città che hanno superato i limiti rispettivamente per le polveri sottili e per l’ozono troposferico nel 2017, la classifica vede la città di Cremona prima in questa drammatica lista con ben 178 giorni di inquinamento rilevato (105 per le polveri sottili e 73 per l’ozono); Pavia 167, Lodi, Mantova e Monza seguono a pari giornate con 164 giorni di inquinamento totale, Milano con 161 si posiziona a breve distanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tab. 1 Numero complessivo di giorni di inquinamento nel 2017 in cui sono stati superati i limiti per le polveri sottili (PM10) e per l’ozono troposferico nel territorio comunale

In tutto ciò, il clima elettorale non aiuta: del procedimento di riscrittura del Piano Antismog di Regione Lombardia si sono per ora perse le tracce. La prima bozza da sottoporre a VIA avrebbe dovuto essere pubblicata il 3 dicembre scorso, ma probabilmente si attenderanno ancora alcuni mesi per superare il periodo delle elezioni.

Il blocco temporaneo delle auto private diesel (in Lombardia fino agli euro4) nei giorni d’emergenza è stato attuato per la prima volta il 19 di ottobre. Anche se tali blocchi hanno influito marginalmente sulla qualità dell’aria dell’intera pianura padana, perché sono stati seriamente attuati da pochi comuni contemporaneamente, ha avuto comunque delle conseguenze rilevanti sull’andamento del mercato automobilistico nazionale. Sino a settembre le vendite di nuove auto diesel in Italia stavano crescendo del 8,5% rispetto al 2016, mentre a novembre sono scese dello 0,1% e a dicembre del 7,5%.

A poche settimane dalle elezioni regionali per la Lombardia, Legambiente avanza un appello ai candidati: «La politica non può girarsi dall’altra parte di fronte ad una situazione che non è più emergenziale, ma cronica – sottolinea Barbara Meggetto – Sugli interventi per migliorare la qualità dell’aria che respiriamo i candidati alla presidenza della Regione Lombardia si giocano il futuro della salute dei cittadini».

Ecco, dunque le richieste ai candidati alla presidenza di Regione Lombardia:

– Stop agli investimenti per l’estensione della rete stradale e autostradale, trasferendo le relative risorse al potenziamento del TPL e all’infrastrutturazione elettrica delle reti di mobilità
– Messa al bando dei diesel con una strategia a tappe ravvicinate per arrivare ad una “Lombardia libera da diesel” entro il 2025. E nel frattempo: fuori i diesel e i veicoli più inquinanti dalle città, con standard sempre più elevati da dover rispettare per poter accedere alle aree urbane
– Conversione del parco circolante verso la trazione elettrica
– Implementazione delle infrastrutture urbane per la mobilità ciclo-pedonale
– Potenziamento dei controlli su emissioni auto, caldaie e edifici, prevedendo un sistema sanzionatorio efficace
– Riqualificazione degli edifici pubblici e privati, per ridurre i consumi energetici e le emissioni inquinanti
– Ridisegnare strade, piazze e spazi pubblici delle città, creando zone 30 e ampie aree pedonali
– Aumentare il verde urbano sia nelle vie del centro che nelle periferie, ma anche sugli edifici
– Affrontare un programma per la riduzione delle emissioni dal comparto agricolo e zootecnico.

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Pubblicato il 30 Gennaio 2018
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