Nuove imprese, Varese cresce meno delle altre province

Galli (presidente di Confartigianato): «A Varese dobbiamo rilanciare la voglia di impresa e riportare la manifattura nelle città, per rigenerarle con innovazione, servizi e competenze». L'associazione sta lavorando a una nuova mappa degli Indicatori di attrattività delle amministrazioni pubbliche

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I numeri delle nuove aziende in provincia non soddisfano Confartigianato Imprese Varese. Il 2017 infatti si è chiuso con un saldo positivo ridotto rispetto al 2016. «Settecento nuove imprese in cinque giorni, ovvero tra Capodanno e l’Epifania sono tante, almeno a livello regionale – commenta il presidente Davide Galli -. Ma il dato di Varese, per ora, impone a noi e alle amministrazioni pubbliche più di una riflessione».

I dati a cui si riferisce Galli sono quelli elaborati dalla Camera di Commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi,  sulla base del registro delle  imprese in Lombardia. La delusione è più che giustificata perché si assiste a una tendenza positiva in quasi tutte le province, tranne che per Varese che – nella classifica dei territori sui quali puntano maggiormente i neo imprenditori – finisce non solo dopo Milano (261), Bergamo (127) e Brescia (115) ma anche in coda a Pavia (37), Como (35) e Monza e Brianza (31), a pari merito con Lecco (26).

«Siamo una provincia a fortissima tradizione imprenditoriale -prosegue Galli – e, come tale, non possiamo accontentarci di numeri che, da quella tradizione, sono ben lontani: dobbiamo invece sforzarci di comprenderne le ragioni per mettere in campo tutte le azioni necessarie a invertire la tendenza». A consuntivo 2017, il saldo tra imprese iscritte e cessate è stato positivo (170), ma il numero di cessazioni (2.844) è stato superiore a quello del 2016 (2.797) mentre quello delle iscrizioni è risultato inferiore (3.014 contro 3.265). Il dato (fonte OsserVa, il portale della Camera di Commercio di Varese), riferito al periodo gennaio-settembre, rappresenta un campanello d’allarme per un territorio che – a fine 2016 – il rapporto Censis “Dallo smontaggio della città-fabbrica alla nuova manifattura urbana” indicava tra quelli a più alta vocazione manifatturiera d’Italia.

«La crisi degli anni scorsi è stato un fattore di forte selezione per le imprese, sia quelle già attive che le startup, e ha rallentato la propensione all’autoimprenditorialità: la più elevata percezione del rischio, l’eccessiva polarizzazione del dibattito pubblico sulle sole startup innovative e contesti urbani non sempre sufficientemente attrattivi sono stati i fattori che maggiormente hanno influito sul trend».

Per invertire questa tendenza secondo Galli bisogna ricostruire il tessuto imprenditoriale a partire da tre parole chiave: competenza, competitività e contaminazione . «Oggi sappiamo che qualsiasi nuova impresa, come quelle già esistenti, per competere su mercati sempre più esigenti deve proporre soluzioni innovative e a misura di cliente, qualità nel servizio e alta specializzazione: per questo la formazione permanente dell’imprenditore, sulla quale abbiamo investito con l’apertura di VersioneBeta, è ormai requisito imprescindibile» spiega il presidente di Confartigianato.

«Fondamentale – continua Galli – è poi la capacità di combinare produzione e vendita, anche al dettaglio e anche in contesti urbani, sfruttando le sinergie con i poli dell’innovazione che ruotano attorno ai Faberlab e alle università e che devono rappresentare il futuro delle nostre città – aggiunge Galli – Penso in particolare alle ormai numerose areedismesse, per le quali si dovrebbe puntare sulla manifattura urbana per una rigenerazione in chiave di compatibilità ambientale, innovazione, produzione e servizio».

Nuove imprese, manifattura urbana e ruolo attivo delle amministrazioni pubbliche, «che d’ora in poi saranno chiamate a competere le une con le altre in capacità attrattiva e iniziative a supporto delle nuove imprese e della rigenerazione produttiva».

«Il nostro ruolo sarà quello di accompagnare questi processi, stilando una sorta di libro bianco degli indicatori di attrattività delle Pa locali e, al contempo, garantendo alle nuove imprese la solidità necessaria non solo per partire, ma anche per resistere ai primi, e più rischiosi, anni di vita attraverso l’attività degli sportelli “Mettersi in Proprio”, che si muoveranno di pari passo con il ciclo di seminari già in corso nell’ambito del progetto “Giovani di Valore”».

Quelli in calendario sono quattro (ore 18.30-20.30): 19 gennaio Sesto Calende (sala consiliare), 9 febbraio Gazzada Schianno (sala consiliare), 27 febbraio Malnate (sala consiliare) e 15 marzo Bisuschio (sala consiliare).

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 15 Gennaio 2018
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