Un lungo fidanzamento

Il direttore racconta la relazione con Luca Spada ripercorrendo gli albori della storia imprenditoriale fino a Eolo e la nascita di Varesenews

Eolo Elmec Ballerio Spada

Le mani correvano svelte sulle tastiere passando da un computer all’altro. Una velocità incredibile. Restavo incantato nel vederlo configurare una macchina dietro l’altra. A volte si fermava, inseriva di nuovo un dischetto, i famosi floppy disk da 3½ che avevano una memoria da 1,44 MB, e intanto che si caricavano i dati, passava al computer di lato.

Luca Spada, già skyluke, era un mago. Non era ancora tempo di Herry Potter perché stiamo parlando del lontanissimo 1996, ma al circolino di Bosto potevamo vedere dal vivo i prodigi di un ventenne.

Nella saletta dello storico locale che gestivamo da diversi anni con la cooperativa La Castellanza, avevamo aperto uno dei primi cyber caffè della provincia. Un allestimento spartano lungo una delle pareti. C’erano una decina di computer della Vobis comprati in offerta alla Metro di Castellanza. I primi erano assemblati con processori 486 66Mhz con 4MB di ram e hard disk di 400 MB. Il sistema operativo era Window 95 e per navigare si usava Netscape.

Luca aveva da poco traslocato da Malgesso a Varese e il primo ufficio varesino della Skylink si trovava in via Marcobi. Ci eravamo informati con altri soggetti che in quegli anni si erano buttati a fare i provider, ma lui già a quei tempi aveva un’ottima fama e veniva considerato il migliore.

Entrò subito nello spirito del nostro progetto anche perché allora eravamo davvero in pochi ad occuparci di Internet. Insieme a Thomas M. Zimmermann, più vecchio di una decina di anni di Luca, e che aveva iniziato a costruire siti per importanti società, c’eravamo noi con un locale popolare dove tra una pinta di birra, una partita a carte o a Risiko e un panino, si poteva entrare nel magico mondo della Rete.

L’arrivo a Varese di Carlo Galeotti fece velocemente cambiare passo. All’inizio l’unico vero esperto era Michele Mancino che gestiva corsi di informatica e di navigazione. Avevamo perfino liste di attesa per le tante richieste di persone che volevano imparare ad entrare in Internet.

Carlo, oltre a raddoppiare le possibilità delle lezioni, ci avviò all’attività editoriale. Prima con un’esperienza sulla carta e poi con i primi siti web. Iniziammo così a percorrere spesso la strada da via Sant’Imerio 10, dove aveva sede il circolo, fino in via Marcobi dove aveva sede Skylink. Era un piccolo appartamento, e in quei locali apprendemmo i primi rudimenti della tecnologia per pubblicare. Imparammo a capire cosa era un server e cosa un client, cosa fosse il linguaggio html e alcune nozioni base per costruire le prime pagine web. Allora non si potevano usare più di otto caratteri per la url e le pagine dovevano finire tutte con htm, salvo la home page che era html.

Insomma Luca tenne a battesimo il nostro ingresso professionale nel mondo della Rete.

Con Carlo avevamo iniziato a conoscere quell’ambiente un anno prima utilizzando i dischetti che Stampa Alternativa aveva infilato in un cofanetto che faceva il verso alla Parmalat. Allora in Italia su internet si muovevano i radicali, Nicola Grauso con L’Unione sarda e Walter Veltroni con L’Unità. Ma questa è un’altra storia che ci porterebbe lontano.

Nell’autunno del 1997, dopo aver pubblicato i primi siti di don Milani e Che Guevara, oltre a tanti altri lavori che consideravamo minori, ma che ci portavano qualche soldo, iniziammo a progettare seriamente un salto di qualità: fare un vero quotidiano online. Chiamammo ancora Luca, che nel frattempo era diventato il nostro guru per la connessione, e nel giro di poco ci ritrovammo con un server tutto nostro a fianco ai dieci computer che venivano cambiati con una certa regolarità, ma sempre indietro di un passo perché li compravamo in offerta, e comunque ci voleva sempre oltre un milione di lire.

Per Varesenews si scelse di fare un housing, ovvero tenere un server in casa, con una linea dedicata a 19,2 kb. Il costo era uno sproposito, ma ormai ci eravamo buttati e così rischiammo.

Da quei giorni ne ha fatta di strada quel ragazzo. Non avevamo dubbi, perché la sua velocità non era solo nelle sue mani sulle tastiere. Via Marcobi divenne presto troppo stretta e soprattutto i server non ci stavano più. Da lì la Skylink si trasferì in un locale molto più grande in una parallela di viale Borri. Anni in cui dall’era dell’accesso, per usare le parole di Rifkin,  si passava a quello del web 2.0.

Noi restammo con Luca fino alla nascita della Varese web e quindi di un nuovo fidanzamento che vedeva la Elmec informatica come il socio più importante della nuova società editoriale. E già, la parola fidanzamento ha una sua logica, perché nei giorni in cui Luca configurava i pc per la prima volta, io restavo a guardarlo davvero incantato e così iniziarono a prendermi in giro chiedendomi quando sarebbe tornato “il mio fidanzato” vista la passione con cui lo osservavo lavorare.

Non ho mai avuto il piacere di seguire Luca quando iniziò la nuova avventura con Ngi e poi Eolo. Andava lui stesso a posizionare le antenne e l’altra sera mentre andavano a salvare un suo tecnico mi diceva  che nove anni prima restò anche lui bloccato a 1.800 metri sotto una Bts che portava la connessione in posti da lupi.

“Lo faccio perché mi piace e poi perché capisco come evolve la tecnologia”. Mi raccontava anni fa.

Dopo una breve parentesi con altri gestori, nel 2002 tornammo con lui che nel frattempo dal 1999 era entrato in Inet dopo che la Skylink era stata acquisita dal provider tra i più grandi in Italia.

A quei tempi Varesenews, Skylink e la Elmec insieme non arrivavamo a 100 dipendenti. Oggi siamo oltre mille.

In questi anni abbiamo fatto tutti tanta strada. Quando dieci anni fa iniziava la nuova avventura di Eolo avevo fatto un primo bilancio pensando al bel cammino percorso con Luca. Poco dopo, nel 2012, l’ingresso di Elmec nella sua compagine ufficializzava un intreccio di interessi virtuosi, ma anche di legami affettivi tra imprenditori doc del territorio varesino.

Non mi piacciono quelle definizioni un po’ abusate come “Brunello caput mundi” (lì c’è ormai quasi tutto il cuore pulsante di Elmec a partire dal grande data centre) o “Varese capitale dell’informatica”, ma quel che è certo è che un pezzo della storia di Internet del nostro Paese passa dalla provincia di Varese e queste tre realtà, insieme con altri, ne sono stati protagoniste.

Quando una ventina di giorni fa ho saputo delle fasi finali dell’accordo inseguito da tempo con gli americani, ero nella stazione di Induno Olona dove si era tenuta da pochi minuti l’inaugurazione della ferrovia tra Arcisate e Stabio. Una telefonata semplice: “È fatta Marco. Sembrava di stare in un film con decine di persone intorno a un tavolo e alla fine di tutto un click per concludere l’affare”.

È uno di quei momenti che riapre tutte le immagini della strada percorsa e riavvolge il tempo fino a quelle dita che si muovono svelte sulle tastiere.

Certo, ci sono di mezzo tanti, tanti soldi. Certo Varesenews ha la fortuna e la capacità di far parte di quel momento anche se non è investito direttamente nell’euforia di quel grande successo. Non è che non ci farebbe piacere, anzi, ne avremmo anche bisogno per vivere più sereni e continuare a far crescere il progetto editoriale, comunque siamo felici di vedere la strada fatta dai nostri più importanti partner tecnologici.

Continueremo tutti insieme a lavorare e non possiamo immaginare come sarà tra vent’anni. Credo che nessuno di noi, nemmeno Luca che è il più giovane, abbia un gran desiderio di correre.

Intanto ripenso alla prima pubblicità di Varesenews che diceva che “Tutti i giorni noi portiamo Varese a New York, Parigi, Rio e… Brinzio”.

Lo facevamo, lo facciamo ancora, con Luca. Ora lui è stato capace di portare quelli di New York a Busto Arsizio. Mica poco.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 12 Gennaio 2018
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