Tra Bcc e Banca d’Italia è pace fatta grazie alla riforma

Il governatore Ignazio Visco in occasione del congresso Assiom-Forex di Verona ha sottolineato il valore del riconoscimento degli obiettivi della riforma del credito cooperativo

Bcc

Sono passati poco meno di tre anni da quando il direttore generale della Banca d’Italia Salvatore Rossi nella trasmissione “Mezz’ora in più” di Lucia Annunziata, dedicata alla crisi del sistema bancario italiano, parlò anche delle banche di credito cooperativo. Dopo una premessa positiva sul valore della tradizione del sistema delle bcc, Rossi aggiunse: «Sono molte, sono molto piccole e iniziano ad avere una seria difficoltà a resistere in un mercato bancario che si sta globalizzando e richiede alle banche di avere molto patrimonio. E le piccole banche soprattutto se organizzate col modello cooperativo hanno difficoltà ad aumentare il capitale».

Quell’accostamento non fu per niente gradito tanto da provocare l’immediata reazione di Federcasse, l’associazione nazionale delle banche di credito cooperativo e casse rurali, che rimarcò la solidità delle bcc e la loro capacità di operare in un contesto di rete. In effetti l’universo delle Bcc, per quanto fosse polverizzato e sottocapitalizzato, nulla c’entrava con la crisi delle quattro banche commissariate (Banca Etruria, Carichieti, Carife e Banca Marche). Le parole di Rossi avevano anche il sapore della beffa perché il credito cooperativo risolve da sempre i problemi interni con le risorse del sistema stesso, contribuendo inoltre a riparare a suon di euro i danni fatti dalle cosiddette banche “normali”.

Alla luce della nuova riforma, che prevede la costituzione di una capogruppo con un patrimonio tutto italiano di 15 miliardi di euro e con funzioni di indirizzo, coordinamento, controllo e garanzia, i pregiudizi nei confronti delle bcc sembrano ormai superati. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in occasione del congresso Assiom-Forex di Verona ha sottolineato il valore del riconoscimento degli obiettivi della stessa riforma del credito cooperativo che ha lo scopo di consentire alle bcc e casse rurali «di continuare a sostenere l’economia reale preservando i valori della cooperazione e della mutualità».

Le bcc continueranno a fare quello che facevano prima, cioè sostenere l’economia dei territori  dove operano, finanziando imprese, per lo più piccole e micro, e famiglie, con la differenza che oltre agli occhi del poliziotto cattivo, la Bce, e quelli del poliziotto buono, la Banca d’Italia, avranno puntati addosso anche quelli dell’investigatore privato, la capogruppo Iccrea Banca.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 12 Febbraio 2018
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