Il progetto bici in sicurezza promosso anche dalla Polizia

Roberto Sgalla, direttore della Polizia Stradale, ospite a Gallarate, prima città ad adottare i cartelli "salvaciclisti" sul sorpasso a distanza di sicurezza

gallarate generico

«La campagna delll’amministrazione di Gallarate merita il mio plauso e quello di tutti: si tratta sicuramente di un esempio da seguire». Queste le parole di Roberto Antonio Sgalla, ovvero il Direttore centrale per la Polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti speciali della Polizia di Stato, che questa mattina è intervenuto in conclusione della conferenza stampa al Teatro Condominio, indetta dall’assessorato alla Sicurezza. «Non è così scontato che un Comune presti tutta questa attenzione e metta in campo i suoi sforzi per la sicurezza stradale».

Quella di oggi era l’occasione per presentare i cartelli “salvaciclisti” che Gallarate, come ha sottolineato il primo cittadino Andrea Cassani, è il primo Comune italiano ad adottare. «Per ora – ha specificato – non si tratta di segnali che gli utenti della strada sono obbligati a rispettare, ma di indicazioni che vengono date a chi percorre le nostre strade».

«Il nostro – ha proseguito il sindaco di Gallarate – vuole essere un segnale preciso, di buon auspicio, in attesa che con la nuova legislatura la distanza del metro e mezzo tra mezzi a quattro ruote e biciclette diventi legge e vanga introdotta nel codice della strada» (è anche una delle richieste alla politica della Fiab, che con le sue sezioni locali sta seguendo con interesse il progetto gallaratese).

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Il sindaco ha fatto gli onori di casa, ringraziando le autorità intervenute, a partire dal prefetto di Varese Giorgio Zanzi e il questore Giovanni Pepè. Le due autorità hanno ringraziato per l’invito e hanno speso parole di apprezzamento nei confronti delle iniziative messe in campo a Gallarate a tutela deli utenti deboli della strada.
La conferenza, moderata da Pieraugusto Stagi (direttore di “Tuttubiciweb”), è entrata nel vivo con l’intervento di Ivan Basso, il due volte vincitore del Giro d’Italia e testimonial e ideatore, insieme all’assessore alla Sicurezza Francesca Caruso, della campagna #usalabiciclettainsicurezza. «Il progetto – ha spiegato Basso – è stato avviato dopo una serie di incidenti che hanno avuto come vittime i ciclisti, con la voglia di fare qualcosa di utile per la comunità. Non è affatto semplice trovare una soluzione e perciò abbiano deciso di iniziare il nostro percorso spiegando come utilizzare la bicicletta senza correre rischi. Da qui è nato il decalogo trasformato in 44 cartelli posizionati lungo le principali arterie viabilistiche di Gallarate. Sono poi seguiti il BiciDay con la chiusura al traffico dell’intero centro cittadino; il primo incontro con le scuole elementari (al quale seguiranno delle specifiche lezioni riservate agli alunni delle quarte); la tavola rotonda con la presenza di Gianni Bugno e del fratello di Michele Scarponi (Marco) e ora con l’introduzione dei cartelli “salvaciclisti”. Ovvio, non pensiamo affatto di avere risolto il problema, ma il successo ottenuto da tutte le nostre proposte e la presenza oggi di tutte queste autorità, ci fa capire di essere sulla strada giusta. E dire che all’inizio del percorso qualcuno ci derideva e altri ci criticavano e continuano a farlo: ebbene, a queste persone dico di non limitarsi a scrivere sui social o a mandare lettere ai giornali, ma di venire da me o dall’assessore Caruso perché se hanno delle idee, utili alla causa, noi siamo le persone giuste per realizzarle».

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Opinione condivisa da Renato Di Rocco (presidente della Federazione ciclistica italiana) che, impossibilitato ad intervenire di persona, ha voluta comunque essere presente con un messaggio, mettendo nero su bianco parole di stima e di incoraggiamento nei confronti dell’amministrazione cittadina: «Per questa giusta causa la Federazione intende svolgere un ruolo trainante con tutte le realtà istituzionali, sociali e culturali che condividono lo stesso obiettivo. Rinnovo perciò all’assessore Caruso i miei complimenti per la sua iniziativa, che pone al centro delle attenzioni la città di Gallarate per le buone pratiche messe in atto e le confermo il nostro convinto sostegno».

All’avvocato Patrich Rabaini è toccato il compito di illustrare il cartello del metro e mezzo di distanza, da lui definito «come un figlio». Ha ricordato la presentazione lo scorso 16 marzo del progetto di legge a Roma, aggiungendo che con il nuovo governo si tornerà alla carica. «Questi segnali sono una indicazione, servono a fare capire che bisogna mantenere una distanza di sicurezza tra i mezzi a quattro ruote e quelli a due ruote. E’ un avvertimento rivolto agli automobilisti e ai conducenti dei mezzi pesanti, ma con questo non si vuole scaricare la responsabilità degli incidenti solo su di loro. Anche i ciclisti hanno le loro responsabilità e quando passano con il rosso, procedono in contromano o pedalano affiancati, vanno sanzionati. Al comune di Gallarate va dato il grande merito di avere scommesso su questo campagna che, non a caso, si rivolge soprattutto ai ciclisti e poi va dato il secondo grande merito di avere introdotto i cartelli “salvaciclisti”: onore al sindaco Andrea Cassani e all’assessore Francesca Caruso». E ovviamente anche a Ivan Basso, il cui impegno in prima persona nel progetto è uno dei motivi che ha spinto il prefetto Sgalla ad accettare l’invito a partecipare alla conferenza stampa. «Basso – ha detto – è sì un grande campione, ma soprattutto è una grandissima persona». Sgalla ha snocciolato i dati sugli incidenti mortali nel 2016 (3.283) evidenziato una crescita rispetto agli ultimi 17 anni nel corso dei quali questa dato era in miglioramento. «È ovvio – ha rimarcato – che a maggior ragione si debba intervenire con decisione e iniziative come quella di Gallarate contribuiscono a migliorare il livello di sicurezza sulle nostre strade. Il mio invito è ad andare avanti con questa opera di sensibilizzazione: c’è sempre chi prende la via della polemica, ma ciò non deve assolutamente fermare chi mette le proprie energie in campo».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 20 Febbraio 2018
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