Un pupazzo nelle fauci di un cane, così il mio jack russel ha rischiato la vita
Dopo l’aggressione da parte di un American Staffordshire che è stata fatale ad un altro cagnolino, una lettrice racconta la sua esperienza: altrettanto terrificante
Gentile redazione,
faccio subito una premessa: considerato il tema delicato, preciso subito che questa mia lettera è da considerarsi un semplice racconto/sfogo senza giudizi sulle razze e sulla loro pericolosità o meno; sinceramente me ne frega poco.
Sapere che un’aggressione da parte di un American Staffordshire è stata fatale ad un altro cane, come avete raccontato qualche giorno fa, mi fa sentire incredibilmente fortunata.
In confronto a me è andata di lusso se penso che un paio di settimane fa la mia cagnetta è incredibilmente uscita viva dalle fauci di due di loro.
Da Induno Olona ci spostiamo a Varese, al nuovo parchetto della Guaralda dove venerdì 2 febbraio io e la mia jack russel di tre anni abbiamo pagato a caro prezzo l’incuria di un proprietario che evidentemente, per come sono andate le cose, non conosce affatto i suoi animali. Dopo averlo evitato nel percorso, così mi ha consigliato l’istinto, si è voluto avvicinare nonostante i miei dubbi. Ha pensato bene di far avvicinare solo il cucciolo maschio che non ci ha pensato due volte ad addentarla al muso; subito, immediatamente, così, diretto, senza che lei ne avesse sentore e non dandomi il tempo di accorgermene. Un comportamento che sinceramente non avevo mai visto.
Succede poi che mentre entrambi tiriamo i guinzagli e il cucciolo non molla la presa, nell’impeto ci avviciniamo e l’altro cane (una femmina adulta) ne approfitta per addentarla più e più volte; al collo, alla zampa, alla coscia.
Una scena davvero raccapricciante.
Vederla poi
Veterinario e pronto soccorso a parte (35 giorni di prognosi perché sono caduta a terra) la tragedia l’abbiamo solo sfiorata.
Ovviamente non sto qui a parlare dell’atteggiamento del proprietario. Addestramento e assicurazione dei quali siamo provviste purtroppo servono a poco quando ti ritrovi di fronte non certi cani, ma certa gente.
Spese vive, insonnia e incubi a parte, vivere una disavventura del genere mi ha segnato profondamente per un motivo ben preciso: anche se le ferite guariranno e il ricordo di quella scena si affievolirà, io e lei non saremo mai più le due migliori amiche spensierate al parco di prima. E questa è la cosa che mi fa più male. Le braccia? Intatte. Le ferite? Quasi guarite. Il cuore? Sbrandellato.
Elisa
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