Varese rende omaggio a Vera Vigevani Jarach militante della memoria

Il sindaco facendo seguito a una richiesta del consigliere comunale Enzo R. Laforgia ha consegnato alla donna un attestato di benemerenza

Nella mattina di martedì 13 febbraio, il sindaco. Davide Galimberti, si è recato presso l’ISISS «F. Daverio – N. Casula» di Varese, per trasmettere alla signora Vera Vigevani Jarach un attestato di stima e gratitudine a nome di tutta la Città. In quella sede, infatti, la signora Vera Vigevani Jarach si era recata per incontrare gli studenti dell’istituto varesino e portare a loro la sua testimonianza ed il suo insegnamento.

Vera Vigevani Jarach, che qualche giorno fa è stata insignita di una laurea ad honorem da parte dell’Università degli Studi di Milano, è nata a Milano il 5 marzo del 1928. Nel 1938 fu espulsa dalla scuola elementare, a seguito dell’introduzione delle prime disposizioni antiebraiche Proprio a seguito delle prime forme di persecuzione avviate dal fascismo, la famiglia di Vera decise di abbandonare l’Italia. All’inizio di marzo del 1939 si imbarcò da Genova diretta in Argentina.

Il nonno materno, Ettore Felice Camerino (nato a Venezia nel 1870), titolare di un negozio di antiquariato, rimase invece in Italia. Come molti italiani ebrei, era convinto che l’odio antisemita non si sarebbe mai spinto sino allo sterminio. Tuttavia, dopo l’8 settembre del 1943 e la restaurazione, nell’Italia del nord, del fascismo nella sua forma repubblicana, la caccia agli ebrei diventò sistematica. Compresa la gravità della situazione, Ettore Felice Camerino cercò di raggiungere la Svizzera, insieme ad altre due persone, non ebree. I tre raggiunsero Lavena Ponte Tresa il 3 dicembre. Nel tentativo di oltrepassare la rete che segnava il confine furono tutti arrestati. Ettore Felice Camerino fu detenuto presso il carcere di Varese. Da qui fu poi trasferito nel carcere milanese di San Vittore ed il 30 gennaio del 1944, dal Binario 21 della Stazione Centrale, fu deportato ad Auschwitz. Al suo arrivo, il 6 febbraio, fu assassinato.

Vera Vigevani Jarach ha lavorato, in Argentina, come giornalista dell’Ansa. Durante la dittatura militare, sua figlia Franca scomparve. Era il 26 giugno del 1976 e Franca aveva diciotto anni. Solo in anni recenti Vera è venuta a sapere che la figlia, un mese dopo il suo arresto, era stata assassinata.

Vera Vigevani, che ha aderito al movimento delle Madres de Plaza de Mayo fin dalla sua fondazione, si definisce «una militante della memoria». Della sua storia e della storia della sua famiglia ha reso e rende testimonianza. Già in molte altre occasione è intervenuta in Varese e in provincia, incontrando Studentesse e Studenti, raccontando loro la sua storia ed invitandoli a vigilare affinché le tragedie del passato non si ripetano.

La Giunta del Comune di Varese, facendo seguito ad una richiesta inoltrata dal Consigliere comunale della Lista Progetto Concittadino, Enzo R. Laforgia, ha deliberato tempestivamente di consegnare un attestato di benemerenza a Vera Vigevani Jarach. Il testo della pergamena consegnata dal sindaco Galimberti di fronte a una gremita, attenta ed emozionata platea di studentesse e di studenti, recava le seguenti parole:

«Il Comune di Varese ringrazia la Signora Vera Vigevani Jarach, che, dopo aver conosciuto le ingiustizie della Storia, si è fatta paladina e testimone della giustizia, della verità e della memoria, dedicando la sua vita all’impegno civile e all’educazione delle giovani generazioni».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Febbraio 2018
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