Alla scoperta delle “radiografie a muoni” con il Gat

Una serata organizzata dal Gruppo Astronomico Tradatese per lunedì 19 al Cinema Grassi. Il tema: "Radiografie terrestri con i muoni cosmici"

Generico 2018

Ogni metro quadrato di superficie terrestre viene attraversato da decine di migliaia di muoni ogni minuto.

Si tratta di particelle simili agli elettroni, ma 207 volte più massicce, che si formano quando protoni ed elettroni di altissima energia provenienti dallo spazio (raggi cosmici primari) colpiscono le molecole dell’atmosfera terrestre.

A differenza degli elettroni (assorbiti dalle rocce dopo pochi centimetri) i muoni, grazie alla loro massa, possono attraversare centinaia di metri di pietra prima di essere assorbiti. Così come coi raggi X possiamo vedere all’interno di piccoli oggetti, od ottenere immagini del nostro scheletro, coi muoni possiamo vedere “lo scheletro” di oggetti molto più grandi come vulcani o piramidi: il maggiore o minore numero di muoni che si rileva permette infatti di dire se l’ oggetto attraversato è fatto solo di pietra oppure contiene anche qualche cavità.

Sarà questo l’affascinante argomento della serata organizzata dal GAT, Gruppo Astronomico Tradatese) per lunedì 19 Marzo 2018 alle 21 al Cinema Grassi di Tradate sul tema: “Radiografie terrestri con i muoni cosmici“.

Relatore sarà Marco Arcani, tecnico elettronico-informatico che stravede per le particelle elementari e se ne occupa anche professionalmente da moltissimi anni. La Mu-Ray, ossia la radiografia a muoni non invasiva, sta proliferando molto in questi ultimi anni grazie allo sviluppo tecnologico dei rivelatori. Gli oggetti analizzati sono i più vari, dai reattori nucleari di Fukushima (quando era impossibile avvicinarsi al nocciolo dei reattori distrutti dal terribile terremoto del marzo 2011) ad intere montagne (per esempio per visualizzare condotti magmatici o altre strutture interne nella parte emergente di vulcani come il giapponese Fujiyama o l’italiano Etna).

Alcuni progetti prevedono la costruzione di portali per il controllo del trasporto illecito di armi nucleari, o l’analisi di costruzioni architettoniche come la Cattedrale di Firenze. Ma la cosa più entusiasmante è sicuramente l’impiego della Mu-Ray per svelare i misteri delle grandi costruzioni archeologiche, tipo le piramidi. La recentissima scoperta di un vano inesplorato di 2x8x30 metri nella grande piramide di Cheope in Egitto dimostra le potenzialità di questo strumento: una ricerca che ha fatto letteralmente il giro del mondo dopo che, alla fine dello scorso Dicembre 2017, la rivista NATURE ne ha riportato con grande enfasi il primo resoconto scientifico dettagliato.

 

 

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 16 Marzo 2018
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