“Sono a Bristol dove la gentilezza è di casa ma mi manca il profumo del nostro cibo”

Loriana Bandiera ha 23 anni e un paio di anni fa ha fatto i suoi bagagli ed è uscita da casa sua, a Porto Ceresio, per intraprendere la sua nuova vita da varesina all’estero

loriana bandiera

Loriana Bandiera ha 23 anni e un paio di anni fa ha fatto i suoi bagagli ed è uscita da casa sua, a Porto Ceresio, per intraprendere la sua nuova vita da varesina all’estero. Ora si trova a Bristol, in Inghilterra, e ha scelto di raccontarci la sua storia.

Varesini all'estero

«Sono una di tutti quei ragazzi espatriati, chi per gioco, chi per problemi economici, chi per inseguire i propri sogni – racconta Loriana -. Sono Loriana e ho da poco compiuto 23 anni, mi trovo ormai da un anno e mezzo a Bristol, Inghilterra».

“Sono partita ormai quel lontano 4 ottobre 2016 ( e credetemi sembra una vita ormai che sono qui), ho lasciato la mia amata patria perché avevo come la percezione che nella mia vita mancasse qualcosa, qualcosa che dovevo scoprire da sola, in un’avventura. Ovviamente il mio piano iniziale era molto diverso da come si sta sviluppano la mia vita adesso, volevo stare solo qualche mese, cambiare aria, imparare l’inglese e tornare a casa sperando di trovare lavoro in Svizzera. Così ho fatto le valigie, ho cercato di raccogliere tutte le mie paure, le mie speranze, le mie ansie, nel famoso bagaglio da stiva da 20kg, e ce l’ho fatta!

All’inizio ho avuto problemi anche nelle piccole cose, andare a fare la spesa senza sapere cosa comprare data la diversità culinaria tra i due paesi in questione, perdere il pullman e provare a spiegare all’autista dove vorresti andare anche non conoscendo la città, andare in banca e aprire il conto corrente, andare a cercare un lavoro, una casa ecc. Dopo aver superato le prime difficoltà ho iniziato ad apprezzare le piccole differenze, il tè con il latte, la scontrino non obbligatorio (ebbene si, ti chiedono sempre se lo vuoi o meno, anche quando vai a fare la spesa), le nuvole, l’espresso introvabile, la colazione col bacon e le uova. La gentilezza di questo popolo è, però, la cosa che mi ha sorpreso di più: perfino i senzatetto ti augurano una buona giornata dopo avergli detto che non hai nessun “change”(le nostre famose monetine). Dopo qualche settimana ho iniziato a capire come l’inglese imparato a scuola fosse estremamente limitato, se la mia storia verrà pubblicata vorrei invitare gli insegnanti di lingua a far esercitare i ragazzi sul parlato. Fare esamini scritti su argomenti incredibilmente difficili non li aiuta ad affrontare e a sostenere una conversazione che non sia in italiano! Spiegategli che “cheers” non vuol dire solo “salute” ma anche “ciao/grazie”, spiegategli che nessun inglese utilizzerà mai “how are you?”, per chiedergli come stanno al massimo diranno “alright?”, domanda al quale nemmeno si deve rispondere, essendo solo una formalità.

Tralasciando le prime complicazioni, ho iniziato a cercare lavoro, finendo purtroppo in due ristoranti dove l’inglese era solo una formalità con i clienti, essendo gestiti da persone di altra nazionalità. Decisi quindi di abbandonare l’idea del lavoro e cercare una famiglia per fare la ragazza alla pari (scelta migliore per imparare la lingua il più velocemente possibile). Beh lavoro ancora presso questa famiglia, e sono stata abbastanza fortunata nell’aver trovato loro. Purtroppo li abbandonerò tra un mese per cercare un’altra occupazione per l’ultimo periodo prima di iniziare l’università a settembre.

Iniziai ad avere una certa propensione verso l’università circa un anno fa, venendo ragazzini di 20 anni realizzati e all’inizio della loro carriera in giacca e cravatta. Se si studia e si è determinati, qui si riesce a trovare lavoro molto più facilmente rispetto all’italia. Cosi decisi di mandare la richiesta di iscrizione all’università di Bristol, ricevendo un responso positivo quindi posso ufficialmente dire che a settembre inizierò a frequentare il corso “Business, management and leadership”.

Qui devo dire che sto bene, ma non passa giorno in cui io non pensi ai miei amici e ai miei genitori. Mi manca tutto, mi manca il bar di paese dove tutti ti conoscono, mi manca il mio amato lago, mi mancano le montagne innevate d’inverno e il caldo atroce d’estate. Mi manca il cibo, mi manca l’olio del contadino, mi manca casa mia..”

In un recente articolo abbiamo scritto di come siano oltre 53mila i varesini che si sono trasferiti all’estero. Proprio come con Loriana Bandiera ci piacerebbe raccontare, per quanto possibile, chi siano, di cosa si occupano e dove si trovano là fuori nel mondo. Se vivete all’estero e vi piacerebbe mettervi in contatto con noi potete compilare questo modulo, vi contatteremo al più presto.

Tomaso Bassani
tomaso.bassani@varesenews.it

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Pubblicato il 07 Marzo 2018
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