«Così salviamo gli agnellini dalla mattanza della Pasqua»

Giancarlo Galli, responsabile del Rifugio Animali Felici racconta la lotta quotidiana per salvare gli animali. Ed ha un sogno: creare un centro di recupero per gli animali selvatici

Agnellini scampati alla morte al Rifugio animali felici

I più piccoli hanno una settimana di vita e vanno nutriti ogni tre ore con latte di capra, di cui il frigorifero del Rifugio Animali Felici di Brissago Valtravaglia è pieno. Giancarlo Galli, 78 anni, ex funzionario delle dogane Svizzere, questi agnellini li tira su come fossero figli: lui è il nonno – o un papà un po’ âgé – è quando lo vedono cominciano a belare, lui li preleva da un piccolo recinto creato all’interno della casa, e col biberon li sfama.

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«Me li portano così, pronti e via. Arrivano a volte anche accompagnati dalla mamma, che in questo modo riesce a nutrirli. E quando entrano qui, per loro è come arrivare in Paradiso», afferma Galli carezzando la testa dei suoi piccoli scampati per un pelo alla mattanza di Pasqua.

Attualmente sono presenti a questo rifugio immerso nel verde del Luinese una quarantina di ovini, oltre alle altre centinaia di animali che qui trovano una casa: volatili, tra cui un bellissimo esemplare di cigno selvatico col becco color limone. Due cinghiali, docili come cani, di cui il rifugio è pieno. Gatti che osservano ogni movimento, ce ne sono a decine. Poi i galli, che si lasciano prendere in braccio. Pony e tacchini. Galline e pappagalli, che replicano all’infinito le risate sentite da qualcuno. Animali selvatici portati qui dopo qualche incidente stradale, a volte anche feriti.

«Il problema è sempre questo: non abbiamo più spazio e servirebbe un investimento per diventare Cras, cioè un Centro di Recupero animali selvatici – spiega Galli. Ma per realizzare questo sogno occorrono 100 mila euro come minimo e stiamo cercando investitori privati, oltre che al coinvolgimento del pubblico. Non più tardi di tre settimane fa abbiamo avuto un incontro con Comunità Montana, gli amministratori ci hanno ascoltati interessati, vedremo cosa si riesce a fare».

Il punto riguarda l’assistenza agli animali selvatici che vengono ogni anno investiti sulle strade: un problema legato alla sicurezza degli automobilisti, ma che prosegue quando il cervo, o il cinghiale rimangono sulla strada feriti in modo grave fuori dagli orari in cui il “nucleo ittico-venatorio” della Provincia può intervenire. Anche negli altri casi di ferimento, come successo di recente a Campagnano, sopra Maccagno, i privati che trovano nel giardino un animale ferito vanno incontro ad una girandola di telefonate infinite prima di trovare la soluzione per il bene dell’animale.

Agnellini scampati alla morte al Rifugio animali felici

«Se avessimo un centro qui in provincia sarebbe tutto più facile – spiega Galli – . Penso ad una struttura adeguata, con veterinari reperibili, mezzi per spostare gli animali e diagnostica adeguata». Per ora solo un sogno. Intanto questa Onlus combatte ogni giorno fra l’assenza di volontari e le spese sempre più importanti da sostenere, come il costo per sfamare questi animali a partire dal fieno, passato nell’ultimo anno da 50 a 80 euro a “balla” (circa 400 chili), solo per fare un esempio. Poi c’è il latte il mangime e la manutenzione del centro, che è un viavai continuo, specialmente in questo periodo pre festivo che appunto porta qui molti animali destinati alle tavole per il rito dello scottadito o dell’abbacchio.

«Qui, ad ogni animale che arriva, viene dato un nome, e gli viene fatta una promessa: nessuno ti farà mai del male», spiega Galli, che vuole ricordare un concetto preciso, filosofico, e messo nero su bianco nel calendario realizzato con gli ospiti del rifugio: «Anche se abbiamo successo nel salvare gli animali, il nostro obiettivo non è ancora raggiunto: è solo quando gli animali non avranno più bisogno di protezione che lo avremo raggiunto. Quindi, avremo realmente cambiato qualcosa: noi stessi».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 30 Marzo 2018
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