Madre condannata a tre anni per sottrazione di minore

La donna porta le figlie in Ungheria per una vacanza e non torna più. Il padre denuncia: “Non me le fa vedere nemmeno su skype”

Avarie

Tre anni di carcere, e sospensione dall’esercizio della responsabilità genitoriale per 6 anni.

Una pena pesante per un reato grave anche perché “continuato”: sottrazione e trattenimento di minore all’estero, oltre che alla mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice.
La donna è una cittadina di origini ungheresi di 42 anni, condannata in contumacia dal giudice varesino Valentina Maderna che ha triplicato la pena chiesta dal pubblico ministero Marco Brunoldi.

Tutto ha inizio tra l’Italia e il paese dell’Est europeo nel 2015. Ma c’è un prologo: la coppia in questione, lui italiano, lei appunto straniera, ungherese (con già una figlia nata da una relazione con un connazionale), non vanno più d’accordo e nel rapporto che naufraga rimangono impigliate due giovani, minori, che vengono dal tribunale date in affido ad un Comune del Varesotto proprio per via di quel presente burrascoso della coppia.

Nell’estate del 2015 la madre chiese una deroga a questo regime, per poter portare le figlie in vacanza dai nonni materni. La vacanza sarebbe dovuta durare due mesi, da fine giugno a fine agosto.

Ma alla data stabilita dalle autorità giudiziarie italiane per il rientro in Italia, la donna non riporta a casa le bambine.

Il padre a questo punto decide di recarsi in Ungheria ma una volta arrivato viene accusato dai nonni di avere comportamenti violenti e di voler sottrarre le minori. Viene chiamata la polizia, che allontana l’uomo, costretto a tornare in patria e a denunciare l’accaduto.

Nel frattempo l’ex consorte si fidanza con un uomo che non sopporta le telefonate del padre naturale della piccola, a cui non permette neppure di fare video chiamate su skype per rivedere la bambina. La primogenita, invece, decide di stabilirsi in Ungheria col padre naturale.

Dal 2015 ad oggi il padre riesce a vedere sua figlia solo due volte, in ambiente protetto e in presenza di assistenti sociali e autorità ungheresi.

Di oggi la decisione del giudice, che ha previsto una pesante condanna ai danni della donna. Che rimane in Ungheria.

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Pubblicato il 23 Marzo 2018
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