Settant’anni fa moriva Don Folli, il prete partigiano

Il ricordo del professor Gianni Perrotta che recupera un’intervista dove si tratteggia la figura del grande uomo

Avarie

Oggi, otto marzo, ricorre il settantesimo della morte di Don Folli, già parroco di Voldomino, prete partigiano.

Le autorità religiose, civiche e l’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di Luino commemorano il prete con una Santa Messa domenica 11 marzo alle 10,30 alla Chiesa parrocchiale di Voldomino.
Alle ore 11,30, dopo la Messa, da Piazza Piave partirà un corteo per portare un omaggio floreale sulla tomba di Don Folli al cimitero di Voldomino.

«Studenti, insegnanti e genitori del nostro Istituto sono invitati a partecipare. Come Scuola media di Luino ricordiamo la prestigiosa figura di Don Folli riportando un’intervista al voldominese Aldo Mongodi, animatore culturale, allora giornalista locale sia del giornale varesino “la Prealpina”, sia del giornale milanese “Il giorno”. Aldo Mongodi è stato un allievo di Don Folli. L’intervista la raccolsero le alunne Cinzia Rubeli e Sara Maffei della classe terza “E”. a.s. 1998-1999, nell’ambito della ricerca : “L’Organizzazione soccorso cattolici antifascisti ricercati (OSCAR) a Luino”, pubblicata poi in un volumetto “il Burchiello”, premio “Camilla Valsecchi “ alla memoria, nell’anno 2.000 , Macchione editore. L’intervista e riportata alle pagine 45-46», scrive Giovanni Perrotta, professore lunense e consigliere comunale.

Ecco cosa rispose il giornalista alla domanda delle alunne.
Potrebbe parlarci di don Piero Folli?
“Di don Piero Folli patriota, la città di Luino fece memoria allorché gli dedicò una via che costeggia il fiume Tresa. Prete giovanissimo a 22 anni andò in Valsassina ad organizzare le Leghe bianche. Fu coadiutore a Cislago e Tradate. Prese parte alle battaglie di contadini in Lomellina con il suo padrino di Messa, onorevole Miglioli.
Fu accanto a De Gasperi (futuro Capo del Governo nell’Italia postfascista, ndr) nei momenti che videro la nascita del Partito Popolare. Processato dalla Chiesa per “modernismo”, venne difeso a Roma dall’Arcivescovo cardinal Andrea Ferrari. Parroco a Caldana di Cocquio durante la Prima guerra mondiale del 15-18 vi organizzò una cooperativa delle donne che lavoravano alle divise dell’esercito.
Anche a Cocquio mise in mostra la sua vocazione di ribelle contro il quieto vivere e si attirò le ire dei fascisti che lo punirono nel 1922 con una bella dose di olio di ricino che lo mandò all’ospedale di Cittiglio.
Nel 1923 giunse parroco a Voldomino e fu subito rivoluzione: cinema muto per tutti sul piazzale della Chiesa, squadra di ginnastica con attrezzi e maestro, divise fiammanti, scuola di recitazione, filodrammatica e nuovo salone oratorio.
Ma fu soprattutto il prete dei poveri e dei diseredati. Finì in galera il 3 dicembre 1943 insieme a 14 Ebrei che si apprestava a far espatriare, piccolo gruppo di una fiumana di fuggiaschi che egli pose in salvo con l’aiuto dei contrabbandieri del suo paese. La sua casa era diventata approdo di perseguitati in viaggio verso “l’ombrello svizzero”. Morì l’8 marzo 1948”.

La foto del 1937 di don Folli e Aldo Mongodi è tratta dalla pubblicazione: “Da Voldomino, in amicizia:“Mangia come parli”, Nastro &Nastro, 1994

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Pubblicato il 08 Marzo 2018
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