Un “bang supersonico” registrato anche dal sismografo del Centro Geofisico Prealpino

Parla il dottor Paolo Valisa, responsabile del Centro Geofisico, il cui sismografo del Campo dei Fiori ha registrato i boati con un segnale netto, benchè limitatissimo nel tempo

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Una delle domande che si rincorre con più frequenza dopo il duplice boato che ha attraversato i cieli della Lombardia è: “Come è possibile che i botti si siano sentiti in un territorio così ampio?”.

Per rispondere in modo il più possibile preciso abbiamo chiesto agli esperti del Centro Geofisico Prealpino. Ci ha risposto il dottor Paolo Valisa, responsabile del Centro Geofisico, il cui sismografo del Campo dei Fiori ha registrato i boati con un segnale netto, benchè limitatissimo nel tempo.

«Quando gli aerei militari hanno superato il muro del suono, in quell’istante si è verificato il passaggio da subsuono a supersuono: ciò ha provocato un accumulo di suono che si è sfogato con un “bang supersonico” registrato da uno strumento sensibile come il nostro sismografo – spiega Valisa -. È stato un segnale intenso, ma brevissimo, di pochi secondi: frane o terremoti ad esempio danno segnali più lunghi. È un fatto raro. Il fatto che si sia sentito in un’area tanto vasta è dovuto all’altezza alla quale si trovavano i due aerei: volavano sotto la quota in cui volano solitamente quando superano la barriera del suono (e di solito lo fanno fuori dalle zone abitate), ma erano comunque alti e l’onda sonora si è diffusa nell’aria grazie anche alle condizioni meteorologiche di vento e di temperatura che hanno amplificato la propagazione dell’onda stessa, rendendola particolarmente udibile al suolo. I boati si sono sentiti in buona parte della Lombardia, ma i sismografi dell’INGV di Bormio e Bobbio non hanno registrato alcun segnale».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Marzo 2018
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