Al Laghetto di Brinzio con Teresio Colombo

La quarta uscita nell'ultimo weekend di marzo col botanico varesino che ha oramai il suo seguito. Appuntamento per sabato 7 aprile

Al Laghetto di Brinzio

Sabato 24 marzo 2018 Teresio Colombo ci ha dato appuntamento alle ore 9.15 nel parcheggio antistante l’ingresso del sentiero che porta al Laghetto di Brinzio e alla Motta Rossa.

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Il cielo è purtroppo coperto da nuvole non minacciose di piogge, per fortuna. Ci incamminiamo lungo il sentiero per la Motta Rossa, bellissima sella prativa, in direzione della Rasa.

Nonostante la primavera sia abbastanza in ritardo, da subito possiamo osservare sui rami una Daphne mezereo, Daphne mezereum L., dai fiori profumatissimi di colore rosso: per questo motivo viene conosciuto anche come Fior di stecco. La Daphne è una pianta velenosa, soprattutto le drupe rosse se ingerite possono portare alla morte, e il contatto con l’epidermide può causare arrossamenti e vesciche sulla pelle.

Vicino alla Daphne si fanno notare un veratro bianco, Veratrum album L., e un corniolo, Cornus mas L., i cui fiori gialli emanano un buon profumo. I frutti del corniolo, drupe ovoidali di colore rosso, possono essere mangiati freschi o possono essere utilizzati per fare una buona marmellata. Attenzione a non raccogliere le drupe per terra in quanto potrebbero essere confuse con le drupe della Daphne che sono velenose: entrambi frutti maturano in estate e autunno.

Colgo l’occasione per ricordare ai lettori che la drupa non deve essere confusa con la bacca, in quanto la prima contiene un nocciolo o seme, mentre la bacca non possiede un seme centrale ma semi dispersi nella polpa.

Successivamente arriviamo ad un prato enorme indicato da Teresio come area generalmente piena di crochi bianchi in primavera. Il cielo completamente coperto non fa filtrare neanche un raggio di sole determinando conseguentemente una mancata apertura delle corolle dei crochi bianchi, Crocus vernus (L.) Hill. Nel prato si può invece osservare un elleboro verde, Helleborus viridis L., simile alla rosa di Natale ma con i sepali di colore verde, mentre i petali sono ridotti. I sepali simili a dei petali hanno una funzione vessillare, cioè devono richiamare gli insetti impollinatori. Lungo il sentiero è presente un bosco igrofilo, cioè ricco d’acqua, a dominanza di frassino maggiore o Fraxinus excelsior L. con una forte presenza di Ontano nero, Alnus glutinosa L.Gaertn. L’ontano nero proprio per la sua capacità di vivere a contatto con l’acqua era stato utilizzato per le fondazioni delle costruzioni a Venezia. Lo stesso viene chiamato raramente anche ontano rosso per il colore che assume il legno dopo il taglio.

Nell’area a sinistra del sentiero confinante con il lago avviene la sommersione del suolo per diversi mesi con la conseguente asfissia radicale delle piante; qui si produce un limite ecologico che determina la formazione di un bosco di ontani neri dove si inserisce il salice cenerino, Salix cinerea L., pianta pioniera che anticipa la presenza dell’ontano. Percorrendo il sentiero qua e là si possono ammirare anemoni bianchi, Anemone nemorosa L.,o la pervinca minore, Vinca minor L..

La nostra passeggiata non arriva alla Motta rossa, perché ritorniamo indietro sullo

stesso sentiero fino quasi all’inizio e prendiamo la diramazione a destra che porta al Laghetto di Brinzio, fotografando ciuffi d’erba o Carex appropinquata Shumach a bordo dei ruscelli e pozze d’acqua.

Poco dopo davanti a noi si presenta il lago di Brinzio, specchio d’acqua alimentato dai torrenti Buragona, Rio di Brinzio e dall’Intrino, nonché da alcune sorgenti che, a dire dei pescatori ivi presenti, finiscono direttamente nel bacino sulla sponda opposta. Questa conca fu creata da un ghiacciaio alpino durante la glaciazione di Wurm, circa 20.000 anni fa. Con il ritiro del ghiacciaio determinato dall’alzamento delle temperature si crearono enormi quantità di detriti che furono portati dai torrenti suddetti. I medesimi crearono conoidi di deiezione che formarono con il tempo gli attuali prati del Brinzio. Lo stesso lago fu plasmato dai movimenti dei detriti e dallo scorrere delle acque, creando da una parte depositi e dall’altra erosione, modellando infine con il tempo questo bacino poco profondo.

Sulle sue sponde si possono ammirare la Cannuccia di palude, Pragmites australis (Cav.) Steud., il Giaggiolo acquatico, Iris pseudacorus L.

I pescatori del posto ci confermano la presenza nel lago di trote, lucci, tinche, pesce persico e cavedani.
(A cura di Giovanni Pinesso. Foto Milena Gandini)

LA PROSSIMA USCITA

Sabato 7 Aprile con partenza dalla V° Cappella alle ore 9.15 avrà luogo la quinta uscita consistente nel raggiunger il vecchio acquedotto passando da un sentiero, in falso piano, comodo e largo senza difficoltà lungo il quale non sarà difficile ammirare la fioritura del Corniolo e quella della falsa ortica rossa, come facilmente incontreremo le foglie del Latte di gallina a fiori giallastri o anche quel Polipodio comune di cui i nostri nonni ci facevano masticare le radici dalle quali si ritraeva un sapore di liquirizia.
Per chi fosse interessato si potrà arrivare all’incrocio col sentiero che dalla Rasa conduce al Sacro Monte. Sulla via del ritorno previsto per poco prima di mezzogiorno ci si soffermerà alla visita delle Cappelle e dei fiori che possiamo trovare nelle vicinanze. L’uscita non è impegnativa il tratto in salita è solo quello per raggiungere la V Cappella e quindi è adatto per le persone di ogni età e può costituire una alternativa per raggiungere il Sacro Monte, ricordo che su questo sentiero si potranno trovare alcune delle più belle orchidee della zona. La bella giornata e la abbastanza breve uscita penso siano motivo per partecipare a questa uscita numerosi vi aspettiamo alla V Cappella.

Teresio Colombo

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Aprile 2018
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