Atti sessuali su una tredicenne, condannato lo zio
Tre anni e quattro mesi per l’uomo, che oggi ha 54 anni. La bimba si è confidata coi cugini e la madre. La difesa: «Ricorreremo in Appello»
Ci sono i genitori che lavorano e lei, 13 anni, che un po’ fa da mammina ai fratellini più piccoli. Ma che a sua volta va tenuta d’occhio da un adulto: è ancora giovane.
La soluzione? «Lasciamola dallo zio, che tanto abita qui sotto».
Ed è lì che quell’uomo, sulla cinquantina, disoccupato, è accusato di aver compiuto atti sessuali sulla nipote, accuse che gli sono valse giovedì scorso una condanna a tre anni e quattro mesi di reclusione di fronte al giudice Anna Giorgetti, con rito abbreviato.
I fatti risalgono a cinque anni fa quando la ragazzina si confida coi cugini e con la madre. Inizialmente il rapporto con lo zio paterno – quindi cognato della madre – è buono. Ma da lì, sostiene la giovane, partono attenzioni particolari sempre più insistenti, che continuano con vere e proprie molestie fisiche fino a sfociare in un episodio da cui la bambina rifugge schifata. A quel punto decide di raccontare.
La madre denuncia, e sei mesi dopo i fatti la piccola viene sentita dalla Polizia di stato in audizione protetta. Siamo nel 2014.
«Da allora sono passati tre anni – spiega l’avvocato che difende la famiglia della ragazzina, Cinzia Martinoni – fino a quando la mia assistita non si è rivolta al nostro studio, nel gennaio del 2017. Il procedimento ha subito una forte accelerazione e ad aprile (un anno fa ndr) si è tenuto l’incidente probatorio».
La giovane, dopo tre anni di silenzio è stata ascoltata in audizione protetta, a Varese alla presenza del Gip Alessandro Chionna: l’incidente probatorio è l’assunzione anticipata dei mezzi di prova nelle fasi precedenti il dibattimento.
Le indagini, condotte attualmente dal pubblico ministero Giulia Floris, sono state chiuse nel gennaio 2018 a cui è seguita la richiesta di rinvio a giudizio fissata per i 5 aprile scorso, quando la difesa dell’imputato ha chiesto il rito abbreviato.
Il giudice ha emesso la sentenza che oltre alla pena prevede anche diverse interdizioni: da pubblici uffici, il divieto di lavorare in strutture che hanno a che fare con minori, e quello di avvicinarsi a luoghi frequentati da minori.
La ragazza ha seguito e sta seguendo un percorso di sostegno psicologico.
«Ricorreremo senz’altro in appello: il mio assistito ha sempre negato ogni addebito – dice Gianluca Franchi, il difensore del cinquantaquattrenne condannato – . Questo anche alla luce del fatto che la nostra richiesta di rito abbreviato era condizionata all’audizione della moglie dell’uomo».
«Inoltre – continua il difensore – il reato contestato è stato derubricato da violenza sessuale ad “atti sessuali su minore”: non vi è stata quindi costrizione».
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