Exploit della Uil nel pubblico impiego. Preoccupazioni per scuola e sanità

Ottimo risultato della Uil alle ultime elezioni delle rsu nel pubblico impiego. Massafra (segretario Uil) richiama a una maggiore confederalità

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Antonio Massafra, segretario della Uil, è uno abituato a spiazzare i suoi interlocutori. Dopo un exploit notevole alle elezioni delle rsu del pubblico impiego uno come minimo si aspetta un autoincensamento, una glorificazione dei propri uomini. Invece no. Massafra la prima cosa che fa è un richiamo a una maggiore unità del sindacato confederale. Le differenze culturali e ideologiche tra Cgil, Cisl e Uil per lui non sono mai state un problema e tantomeno un pò di sana concorrenza. «L’unità del sindacato confederale è un valore per contenere le organizzazioni extraconfederali che strumentalizzano la contrattazione. Li aspettiamo al varco della firma del contratto».

Il contratto a cui si riferisce Massafra è proprio quello del pubblico impiego, appena rinnovato dopo un’attesa di 8 anni. Un punto di svolta importante per la categoria perché è in quella assenza che sono proliferate le spinte di sigle sindacali fuori dal percorso confederale e dichiaratamente ostili alla contrattazione collettiva. Insomma, Massafra guarda già avanti, al prossimo capitolo di una storia sindacale che nel comparto pubblico in questi anni ha dovuto pagare un dazio carissimo alla politica.

Intorno a lui, come tanti ufficiali di complemento, i vari segretari del comparto sanità, scuola, enti pubblici, agenzie e ministeri. La loro strategia è stata quella della pazienza. «Nella sanità siamo il primo sindacato su dieci sigle esistenti – dice Daniele Ballabio, segretario della Funzione pubblica della Uil-, abbiamo avuto un incremento del 29%  dei voti passando dai 1.124 voti del 2015 ai 1.476 dell’ultima votazione». Sulla frammentazione e la presenza di tante sigle nel settore Ballabio ha le idee chiare: «Il blocco del contratto durato 8 anni, le aspettative e le carenze di personale hanno alimentato la presenza dei sindacati extraconfederali. Noi abbiamo recuperato terreno perché non parliamo alla pancia del singolo lavoratore, ma abbiamo come obiettivo il miglioramento del sistema nel suo complesso perché solo così si migliora la condizione di tutti i lavoratori».

La prognosi di Ballabio sulla sanità è però piuttosto grave. «Al pronto soccorso – continua il sindacalista – ci sono pochi medici e non si può assumere. Stiamo aspettando il concorso per i tecnici radiologi, mancano infermieri, aumentano le attese dei pazienti parcheggiati in astanteria. La lettera dei 70 primari è stata eloquente, perché quando c’è il 45% di personale precario e siamo a ridosso delle ferie, la situazione non può che peggiorare».

E anche quando i sindacati autonomi parlano a tutti i lavoratori, secondo il segretario organizzativo Lorenzo Raia, la differenza la fa sempre il messaggio. «Nel Comune di Varese – spiega Raia – anche se i Cub si rivolgono a tutti i lavoratori, ciò che ci ha permesso di crescere è stato il fatto che noi parliamo alla testa dei lavoratori non alla pancia». Negli enti la Uil cresce complessivamente del 13,5% ed è il primo sindacato alla Provincia, in Camera di Commercio e nel comune di Varese, primo tra i confederali.

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da sinistra in primo piano Giovanni Infortuna e Francesco Aretano

Nella scuola la Uil spopola per la gioia dei  sindacalisti Giovanni Infortuna e Francesco Aretano. Alle ultime elezioni sono passati da 1.500 a 1.800 voti, ottenendo una crescita del 20% . «Abbiamo sempre snobbato i sindacati extraconfederali – spiega Aretano – poi abbiamo capito che bisogna stare ancora più vicino ai bisogni dei lavoratori. Non dimentichiamo però che veniamo da una legge, la 107, che isola il sindacato e lo mette in un angolo, perché nel mondo della scuola ogni decisone la prende il dirigente».

C’è una situazione che sta molto a cuore ai sindacalisti della Uil scuola, si tratta degli insegnanti del magistrale che hanno ottenuto l’abilitazione. «La buona scuola – conclude Aretano – dice che chi è abilitato non può essere immesso a ruolo e quindi deve rimanere precario a vita. È chiaro che occorre una soluzione politica e non sindacale».
Nel frattempo la segreteria nazionale della categoria, per non sbagliare, ha già fatto ricorso in  Cassazione.

 

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Pubblicato il 26 Aprile 2018
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