Sei anni fa il terremoto in Emilia
La solidarietà per le zone colpite era passata anche da tanti progetti attivati da Comuni e privati della provincia di Varese
Sono passati sei anni dal terremoto in Emilia e Mantovano del 2012. Un evento drammatico che mobilità molte energie anche nel Varesotto, per l’invio di aiuti e contributo alla ricostruzione.
Furono danneggiate diverse località emiliane, tra Modena, Ferrara,Reggio Emilia e Bologna, ma molti danni si registrarono anche nel Mantovano e nel Rodigino: si trattava di zone che venivano considerate a basso o medio rischio sismico,per questo l’evento fu in qualche modo inaspettato.
«Innanzitutto – spiega il geologo lombardo Vincenzo Giovine, vicepresidente del Consiglio Nazionale dei Geologi– il sisma ha colpito un territorio ritenuto a bassa sismicità, preparato più ad affrontare problemi legati a fenomeni alluvionali anziché sismici».
Le vittime furono ventisei (tutte in provincia di Modena, tranne quattro a Sant’Agostino, provincia di Ferrara), i danni superarono i 12 miliardi di euro, in una zona a vocazione agricola di qualità e industriale specializzata, in particolare con il distretto del biomedicale.
Grande fu anche la risposta solidale dalla provincia di Varese, tra iniziative dei Comuni e dei privati. Un particolare successo ebbe -qui come in varie località d’Italia – la vendita delle forme danneggiate di Parmigiano Reggiano e di Grana Padano,per aiutare i caseifici colpiti dal sisma (si attivarono la Coldiretti, i Gruppi di Acquisto Solidali, tante realtà associative: solo a Varese città furono acquistati 65 quintali).
Come nel caso dell’Abruzzo nel 2008 e poi del sisma tra Lazio e Marche del 2016, la solidarietà creò anche alcuni legami specifici tra Comuni varesotti ed emiliani, a volte nati da precedenti gemellaggi o da conoscenze comuni. Così ad esempio Malnate – attraverso le scuole -ha aiutato un istituto di Finale Emilia, Gemonio si è attivata per la modenese San Possidonio. Altre iniziative riguardarono ad esempio Comerio, Gallarate (con il canile) e Saronno.
I soccorsi e la ricostruzione, nel mezzo della fase più grave della crisi economica e dell’austerity, furono accompagnati da grandi polemiche. Pur non mancando abusi e carenze, oggi il lavoro di ricostruzione in Emilia viene considerato tra gli esempi migliori di gestione post-terremoto in Italia.
Sul fronte della prevenzione molto rimane da fare. «Mentre l’azione governativa si è concentrata soprattutto laddove il sisma ha fatto vittime e danni al patrimonio edilizio, per una più immediata ripresa, sul fronte veneto – continua il geologo veneto Paolo Spagna, consigliere CNG – ciò che è stato registrato nei 21 comuni ricadenti lungo la sponda sinistra del Po, avrebbe dovuto far riflettere sulla necessità di rivedere le condizioni di rischio e conseguentemente riproporre nuove linee d’indirizzo».
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