Carenza di personale negli ospedali di Busto e Gallarate, Pd allarmato

Il Pronto Soccorso di Gallarate è fortemente sotto organico e a tamponare le carenze siano chiamati medici dai reparti di medicina e chirurgia. La denuncia del Pd: "La Regione intervenga"

pd samuele astuti

Riceviamo e pubblichiamo una nota del Pd in merito alle condizioni di difficoltà in cui versano gli ospedali dell’Asst Valle Olona (e in particolare il Pronto Soccorso di Gallarate), portate a conoscenza della stampa in una conferenza che si è svolta stamattina, sabato, e alla quale hanno preso parte i segretari del Pd di Gallarate Davide Ferrari e di Busto Arsizio Maurizio Artusa, il sindaco di Besnate Giovanni Corbo, il consigliere regionale Samuele Astuti e alcuni esponenti gallaratesi del partito tra i quali Giovanni Pignataro e Margherita Silvestrin.

Il recente appello dei primari delle ASST Valle Olona e Sette Laghi solleva pubblicamente il velo su una questione – quella della cronica carenza di personale nei nostri ospedali – che ci preoccupa in maniera particolare, come cittadini prima ancora che come amministratori.

Nel sud della Provincia il dibattito sulla sanità si è concentrato quasi esclusivamente, negli ultimi mesi, sulla vicenda dell’ospedale unico fra Gallarate e Busto Arsizio: una prospettiva tutt’altro che concreta, che se dovesse prendere subito le mosse non vedrà comunque la luce prima di diversi anni. Come verrà coperto fino ad allora il bisogno di cura della popolazione dei nostri territori?

Le notizie che continuano a giungere, nel frattempo, da parte di pazienti e operatori sanitari, dipingono una situazione che deve essere attentamente monitorata: particolare apprensione suscita la condizione dell’Ospedale di Gallarate.

Sospesa fra la prospettiva incerta dell’Ospedale unico e la necessità di continuare a funzionare almeno per i prossimi dieci anni, ancora in mezzo al guado della fusione con Busto Arsizio che sta facendo emergere diversi problemi, l’attuale struttura mostra limiti preoccupanti nell’operatività, in particolare per quanto riguarda il reparto di Pronto Soccorso, con inevitabili disagi per i cittadini dei nostri comuni.

Più fonti indicano che il reparto sia fortemente sotto organico, che a tamponare le carenze siano chiamati medici dai reparti di medicina e chirurgia.
Al personale medico e sanitario deve andare il nostro ringraziamento per le condizioni in cui comunque si prodigano nel prestare la loro opera: la politica dei risparmi ha depauperato gli organici creando condizioni di lavoro difficili, potremmo dire addirittura “pericolose” per i pazienti e per i lavoratori, costretti a prestazioni “veloci”, non supportate da equipe nei numeri e nelle competenze non sempre adeguate alle necessità sanitarie del momento.

Gli ultimi concorsi sono andati deserti, i pochi neoassunti spesso non superano neanche il periodo di prova e abbandonano i nostri ospedali perché toccano con mano le lacune nella pianificazione del lavoro con turni improponibili e organici sempre in sofferenza, non compatibili con una risposta sanitaria che loro per primi vogliono sia efficace e di qualità.

I giovani medici vedono anche che per dover correre e cercare di contrastare le evidenti carenze di personale, sono impossibilitati a curare la propria formazione professionale permanente. Il continuo aggiornamento è l’indispensabile prerequisito per garantire professionalità e qualità delle prestazioni. I giovani medici tendono quindi a preferire contratti a tempo determinato in altri ospedali piuttosto che la stabilità in quelli del nostro territorio. Assistiamo ad una fuga del personale sanitario che sceglie altre strutture innescando così un processo a catena che svuota i nostri presidi aggravando ulteriormente la situazione.

Scelte ospedale-centriche hanno inoltre depotenziato la medicina territoriale: il risultato è che la popolazione affolla i pronto soccorso anche per risposte ordinarie che potrebbero essere accolte da medici di base magari organizzati diversamente e coordinati meglio.

Abbiamo buone e formidabili ragioni per essere preoccupati, sia per le conseguenze immediate sia per le ripercussionI nel futuro prossimo. I nostri ospedali non garantiscono cure adeguate e il progressivo pensionamento del personale sanitario, che tra il 2018 e il 2025 è stimato nel 40%, non è bilanciato dagli ammessi ai percorsi universitari e alle specializzazioni.

Si avverte, soprattutto a Gallarate, un’atmosfera di smantellamento. Si fronteggiano le emergenze nell’impossibilità di programmare strategie capaci di rispondere ai bisogni immediati e in grado di intercettare quelli futuri.

E’ indispensabile portare all’attenzione degli organi competenti l’urgenza sanitaria che i nostri ospedali stanno vivendo, magari chiedendo una commissione d’inchiesta regionale che convochi la direzione dell’ASST a relazionare sulla situazione, fornendo dati e informazioni utili a circostanziare con accuratezza il problema e a darne una descrizione oggettiva e puntuale.

In seconda battuta, pensiamo si debba coinvolgere l’AST perché eserciti il suo ruolo di coordinamento in ambito socio-sanitario e promuova una medicina di prossimità, proprio quella che è stata depotenziata a favore di scelte sicuramente più economiche ma che niente hanno a che fare con il prendersi cura delle persone: esempio eclatante il gestore unico.

Si inviti la Regione a esercitare il suo ruolo di programmazione pianificando con attenzione gli investimenti per le specializzazioni, sicuramente da potenziare, e adoperandosi per incidere sulle scelte che sono determinanti nel rispondere al fabbisogno di personale sanitario attuale e soprattutto prossimo.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 12 Maggio 2018
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