Consulenti del lavoro: lotta all’abusivismo e più etica nel mercato

Alle Ville Ponti si è tenuta l'assemblea annuale dell'ordine. Vera Stigliano (presidente): «La specie che sopravvive è quella più reattiva ai cambiamenti. Anche noi dobbiamo evolvere, cambiare e adattarci»

Avarie

Per fare un bilancio personale non servono competenze tecniche, ma senso della realtà. E Vera Stigliano, presidente dell’ordine dei consulenti del lavoro della provincia di Varese, ne ha fin troppo. Dopo 8 anni al vertice della categoria dice: «C’è ancora tanto da fare», nonostante, in questi anni, sia stata tutt’altro che immobile. E così nell’assemblea annuale dell’ordine, che si è tenuta alle Ville Ponti, la presidente, dopo l’approvazione del bilancio economico, si è rivolta alla platea chiedendo esplicitamente la cosa più difficile: un cambiamento, o meglio, il compimento di un’evoluzione già iniziata e che non può più aspettare.

Stigliano, in che situazione è oggi l’ordine dei consulenti del lavoro?
«In assemblea ho citato Charles Darwin: “La specie che sopravvive è quella più reattiva ai cambiamenti”. E siccome il mercato del lavoro è cambiato profondamente e continuerà a cambiare, sotto la spinta del progresso tecnologico, anche noi dobbiamo evolvere, cambiare e adattarci. Questa è una tendenza anche del nostro nazionale che ha spinto molto per introdurre nuovi servizi improntati alla qualità e ai tempi in cui viviamo».

C’è una priorità che oggi l’ordine individua rispetto ad altre?
«Beh, c’è una priorità di sempre che è la lotta all’abusivismo, che poi è strettamente legata al discorso della qualità. Chi a suo tempo ha fatto gli investimenti per migliorare i propri servizi, oggi ne raccoglie i frutti con un sensibile aumento del fatturato. Il consulente abusivo sfrutta la leva del prezzo creando diversi problemi, e non mi riferisco solo alla concorrenza sleale, ma a un un vero e proprio danno all’intero sistema economico».

Avarie

Cosa fate per combatterlo?
«Per eliminare questa piaga occorre più attenzione, maggiore tempestività nell’azione e coordinamento tra tutti gli operatori. Quest’ultimo aspetto è fondamentale perché come ha evidenziato una delle ultime puntate della trasmissione “Report” quello italiano è un sistema malato, dove lo Stato non collabora. Pensiamo solo al fatto che le banche dati dei vari istituti non comunicano tra loro. Il personale dell’Ispettorato del lavoro non può accedere alle banche dati dell’Inps, aspetto che rende meno efficace ed efficiente l’azione di contrasto all’illegalità nel mondo del lavoro. Ognuno si tiene stretto il proprio dato, il proprio know how. Ecco, più rifletto su questa situazione e più mi convinco che il cambiamento è una partita che riguarda tutti, nessuno escluso».

Che tipo di mercato è oggi quello del lavoro?
«Oltre all’evoluzione tecnologica, ci sono datori di lavoro più informati, più velocità e soprattutto non si sa dove si va. Credo che in questa fase sia fondamentale riprendere alcuni concetti come l’etica del lavoro che, per fare un esempio, non è quella che viene rappresentata nelle trasmissioni dedicate a chi aspira a diventare chef. Lontano dai riflettori della tv, le realtà delle cosiddette brigate di cucina sono tremende: personale in nero, quando va bene sottopagato, con contratti inadeguati e dove la parità di genere è una chimera. Credo che la dignità del lavoro debba ritornare centrale nella vita delle persone in generale, non solo in quella degli aspiranti chef. Al prossimo Festival del lavoro che si terrà a giugno a Milano,  noi porteremo proprio questo argomento con un testimonial del settore».

Qual è stata la lezione positiva della crisi economica, se c’è stata?
«La crisi ha avuto il merito di scremare la platea delle imprese. Quelle buone, cioè quelle che l’hanno superata, sanno stare sul mercato e per farlo richiedono a noi consulenti servizi di qualità. Avere buoni servizi è un investimento, non un costo».

Perché la figura del consulente del lavoro è così poco conosciuta?
«Perché c’è un deficit di comunicazione. Basterebbero alcuni numeri per rendere l’idea dell’importanza di questa figura professionale. I consulenti del lavoro sono quelli che gestiscono 8 milioni di buste paga, 20 mila dei 28mila tirocini, che per un buon 60% vengono tradotti in posti di lavoro effettivi. Credo che bastino questi».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 24 Maggio 2018
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