ISTAT: “Sapere e condivisione le nuove strade per una vita felice”
Il presidente dell’istituto di statistica Giorgio Alleva in città per presentare l’ultima istantanea sul Paese con qualche focus sulla nostra regione
Le relazioni e le reti sociali fanno bene a persone e aziende, che nell’ecosistema sociale sfruttano opportunità di lavoro e di sviluppo quanto più alto è il livello di scolarità e condivisione.
Questo, in estrema sintesi, il concetto attorno al quale ruota il rapporto ISTAT “Reti e relazioni tra individui, famiglie e imprese, il focus sulla Lombardia” illustrato dal presidente dell’istituto di statistica, il professor Giorgio Alleva, a Varese proprio per illustrarne i contenuti.
Un lavoro prezioso per i singoli e per le imprese anche individuali nel quale sono state confermate molte regole di vita che ogni giorno vengono già attuate dagli attori interessati, e che oggi l’Istat mette nero su bianco. Quindi se è vero che le relazioni famigliari contano (5,4 il numero medio di parenti su cui contare), è bene sapere che solo il 45% degli italiani ha una persona a cui fare affidamento in caso di bisogno economico, per avere soldi in caso di necessità: una valutazione che può far tirare un sospiro di sollievo agli ottimisti, ma che agli osservatori del bicchiere “mezzo vuoto” spiega che 55 italiani su 100 in caso di bisogno non sanno a chi chiedere una mano.
Quindi la ricerca fa un passo avanti e dimostra come sia fondamentale costruirsi “reti elettive” cioè volute, costruite e ricercate dai singoli, che riusciranno nell’intento tanto più elevato è il livello di scolarità e la posizione lavorativa: non conta tanto la professione, quanto il rapporto che si riesce a creare coi colleghi, che risultano essere anche quelli a cui ci si rivolge quando si perde il lavoro.
Un percorso simile a quello seguito dalle aziende che seguono sempre più la strategia di rete: oltre il 50% delle imprese ha rapporti formalizzati con altre imprese, accordi commerciali, oppure verticali (cliente fornitore) o addirittura reti complesse con accordi di condivisione che si traducono in progetti comuni: riguarda oltre il 30% delle imprese – anche individuali – specialmente nel Nord.
Qui si concentra un tessuto economico letteralmente vivo che riguarda la produttività.
E su questo tema, la produttività a livello locale, verrà presentato a giugno un rapporto molto dettagliato nel quale verranno evidenziati i “sentieri della produttività” già visibili nella cartina tematica mostrata oggi e contenuta in una slide dove si vedono vere e propri percorsi che vanno da Milano al Veneto è da Milano all’Emilia. Percorsi che partono anche da Varese, che costituisce un saldo retroterra della capitale economica del Paese.
Dati emersi da un incontro tecnico che ha catturato l’interesse degli studiosi presenti in oltre un centinaio, nell’Aula magna di Via Ravasi, culmine della die giorni di studi statistici in seno alla Società Italiana di Demografia e Statistica (SIDES).
Ma non solo.
Una riaffermazione del ruolo oggettivo dei dati per governare il Paese è l’elemento colto e invocato dal sindaco di Varese Davide Galimberti: “Siamo un territorio che ha vissuto un forte dinamismo economico in passato e che ora cerca nuove vocazioni. Gli amministratori hanno bisogno di operare scelte e decisioni e il valore di numeri e statistiche è importane soprattutto oggi dove i numeri non sono sempre chiari: un post su Facebook può mettere in discussione uno studio. Un Paese che ha la necessità di crescere ha bisogno anche di questa certezza”.
Insomma sapere e condivisione sono gli ingredienti per una vita appagante sia sotto il profilo personale che imprenditoriale: la strada sembra essere tacciata.
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