La storia di piazza Monte Grappa e della Torre Littoria

Il progetto dell'ingegnere Loreti dal titolo “Ardisco” asimmetrico, caratterizzato dalla volumetrica Torre Civica che si erge dominando tutta la piazza venne scelto tra diversi concorrenti

Torre civica

Pubblichiamo parte del documento per la riqualificazione della Torre civica in base al progetto a cura dello Studio Brusa Pasqué (PROGETTO ARCHITETTONICO) – VARESE CONTROLLI (IMPIANTI) – STUDIO ACETI  (STRUTTURE). La ricerca storica è stata a cura di Giacomo Volpi.

In base al progetto ideato dall’architetto Mario Loreti la Piazza Monte Grappa poté essere modificata secondo le richieste fatte dal piano regolatore e dalle idee urbanistiche proposte da Morpurgo. L’operazione di rifacimento della piazza fu tutt’altro che semplice, basti pensare alle difficoltà emerse nei preliminari bandi di concorso proposti dall’Amministrazione Comunale.

Le richieste fatte dall’Amministrazione obbligarono gli architetti, se è lecito utilizzare questo termine, ad attenersi a canoni precisi che riguardavano l’estetica, l’ordine, la grandezza e l’ovvia possibilità di realizzazione in base a calcoli preventivi di spesa.

Loreti tuttavia presentò un progetto che una volta “testato,” attraverso sopralluoghi, dovette essere modificato in alcuni particolari di composizione della piazza, primo fra tutti la costruzione della Torre e la sua posizione.

Procedendo con ordine  riteniamo importante non focalizzare subito l’attenzione sulla Torre Civica e sulle dinamiche che portarono alla sua costruzione, ma visionare nel complesso la costruzione della Piazza di cui la Torre sarà un elemento simbolico fondamentale.

Riportiamo brevemente la descrizione degli edifici costruiti.

Il primo fabbricato a essere costruito sulla Piazza Monte Grappa, come si evince dai documenti storici e dai progetti, fu il palazzo “Riunione Adriatica di Sicurità”, nel 1935.

L’edificio occupò l’area a cuneo tra via Verbano, piazza Monte Grappa e Corso Vittorio Emanuele e aveva pianta poligonale con sette piani di altezza e copertura piana. Il rivestimento esterno fu in granito, marmo, mattoni a vista e intonaco.

Il secondo edificio a sorgere sulla Piazza Monte Grappa fu il palazzo Castiglioni, compiuto nel 1938 sull’area compresa tra via Bernascone, Piazza Monte grappa e Via Volta, costruito con rivestimento esterno in granito, travertino e mattone a vista.

Il fronte principale, quello su Piazza Monte Grappa  fu simmetrico; si costruì un alto portico al piano terra che si sviluppò per i primi due piani. L’edificio terminava con un piano attico arretrato rispetto al fronte principale.

Quasi contemporaneo al palazzo Castiglioni fu il Palazzo sede del Consiglio Provinciale dell’Economia Cooperativa, compiuto nel 1938. Al progetto lavorarono Loreti e L’ing. Edoardo Flumiani. L’edificio occupò l’area meridionale della piazza e fu pensato come una grande quinta scenografica alla nuova via che da Piazza Monte Grappa conduceva direttamente a Piazza della Motta.

Nel 1938 si annotava; “in fondo alla Piazza sorge il palazzo del consiglio Provinciale delle corporazioni, ricco di marmi pregiati e decorato di un grande altorilievo simbolico. L’ampio ingresso d’onore del Palazzo sboccherà in una nuova via che andrà verso la collina e non è improbabile che, attraverso una galleria essa giunga sul versante meridionale dove si apre il maestoso panorama dei laghi nella imponente cornice della catena delle Alpi.”

Nel 1939  terminò anche la costruzione del  palazzo Castiglioni.

Tra gli ultimi edifici costruiti per completare l’opera di rifacimento della Piazza ci fu la Torre Littoria. Il progetto di questo edificio e in particolar modo il luogo in cui esso doveva sorgere, secondo l’idea di Loreti, non fu esente da reclami e da critiche, giunte principalmente da Antonio Verga. Il progetto dell’edificio era stato approvato nel 1934, ma a causa di continui reclami da parte del Signor Verga, proprietario dello stabile confinante, l’architetto Loreti dovette rivedere il progetto e i relativi tempi di esecuzione che inevitabilmente si prolungarono.

Il motivo principale per cui Antonio Verga si oppose alla costruzione della Torre e alla sua locazione, trovava giustificazione in quanto la struttura sarebbe sorta in un luogo strategico per l’utilizzo ottimale degli stabili di sua proprietà, sia come strutture abitative che come esercizio pubblico. La Torre infatti doveva sorgere dove successivamente fu aperto il negozio “Verga”. Dunque, oltre al danno materiale, in quanto i palazzi sarebbero stati inevitabilmente danneggiati, vi era anche il danno economico. Le dinamiche di sviluppo di questa “contesa” tra il Comune e l’imprenditore varesino sono ben descritte in una lettera inviata al Comune di Varese il 12 ottobre 1934 in cui Antonio Verga chiese  un compenso per i danni subiti.

Data l’eccessiva somma richiesta dal signor Verga per cedere parte del suo stabile al fine di costruire la Torre, il Comune rinunciò alla locazione originale stabilita dal progetto Loreti.

A fronte di tale scelta l’architetto fu costretto a revisionare e modificare il suo progetto, almeno per quanto riguarda la parte interessata alla Torre Civica, spostandola sul lato opposto della piazza e precisamente all’angolo con via Bernascone, dove sorge oggi.

Oltre alle questioni prettamente burocratiche e tecniche, è importante comprendere come il progetto  Loreti sia stato ideato e realizzato. L’analisi effettuata dalla commissione giudicante del concorso di secondo grado definì il progetto dal titolo “Ardisco”  asimmetrico, caratterizzato dalla volumetrica Torre Civica che si erge dominando tutta la piazza; “al piano terra è presente un ampio portico che si sviluppa per i primi due piani, piano terra e piano ammezzato. Le aperture del secondo piano invece presentano una sagoma in travertino che le inquadra su tre lati, escluso quello inferiore per la presenza di balaustre.

La delimitazione dell’ultimo piano è accentuata da un cornicione traforato e a sbalzo. Sopra questo si eleva il piano attico, arretrato rispetto alla linea della facciata principale, con l’identico scopo di ridurre prospetticamente l’altezza reale dell’edificio. Questo aspetto porta ad un risalto della verticalità della Torre.”

Nel complesso gli edifici progettati confermarono una delle principali caratteristiche stilistiche dell’architetto Loreti, essendo caratterizzati da una “staticità” monumentale in cui un ritmo regolare di aperture caratterizzava i prospetti.

L’elemento di maggior particolarità nel progetto Loreti fu la Torre Civica; una struttura che racchiudeva assieme imponenza e allo stesso tempo ordine e semplicità, dando armonia ad un complesso urbanistico che risultava essere, di primo acchito, asimmetrico nella sua composizione e disposizione.

Tornando brevemente alla costruzione dell’intera piazza Monte Grappa e quindi dei palazzi di essa facenti parte, è opportuno ricordare l’istituto Nazionale Fascista, ultimo ad essere costruito nel 1939, anch’esso progettato dall’architetto Mario Loreti in collaborazione con l’Ingegnere Edoardo Fulmiani.

Nell’osservare i progetti e le strutture stesse ancora esistenti, ideate e progettate da Loreti, emerge un fattore che risulta essere comune a tutti gli edifici, compresa la Torre Civica; tutti quanti infatti presentavano portici archivoltati sviluppati per l’intera altezza del piano terra e del piano ammezzato, i quali delimitavano tutta  piazza Monte Grappa. Questi furono costruiti con estrema “essenzialità” formale, richiamando il carattere architettonico ed artistico “italiano.”

Una struttura prospettica che riecheggiava la metafisica arte pittorica di De Chirico, segno di un’interdipendenza tra estetica ed architettura e più in generale delle arti sviluppatesi negli anni tra le due guerre.

Espressione di contemporaneità e modernità furono riassunte in un progetto sviluppato finalizzato a dare al centro urbano cittadino un nuovo “ordine e una simmetria ad uno spazio che non sarà mai più riempito come un uovo.”

Dove sorgeva l’amata Piazza Porcari, disordinato complesso urbanistico, la ventata artistico/architettonica di quegli anni spazzò via il vecchio per lasciare posto al nuovo, al moderno, ad una nuova struttura architettonica che in sé riassumesse precisione, particolarità ed innovazione e di cui la Torre Civica divenne simbolo principale, un luogo così’ semplice e allo stesso tempo particolare che vale la pena scoprire, valorizzare e conservare.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 16 Maggio 2018
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