Magatti: “Per salvare l’Italia occorre un’alleanza tra generazioni”

Il famoso sogiologo ha aperto il programma di “Fondati sul lavoro?”. «Smettiamo di pensare che i consumi siano l’unica cosa che conta. Per generare ricchezza occorre produrre valore, parola che ha a che fare con il lavoro»

Avarie

In un momento in cui la politica italiana è in una pericolosa impasse, ci ha pensato un sociologo a indicare la via da seguire per risollevare il Paese. Non poteva esserci un inizio migliore per  “Fondati sul lavoro?” perché Mauro Magatti, docente di sociologia dell’Università Cattolica di Milano, ha con grande chiarezza inquadrato lo scenario attuale e le prospettive future del lavoro in Italia.

La risposta della città è stata notevole. La Sala Campiotti della Camera di Commercio era al completo, in prima fila il sindaco Davide Galimberti, monsignor Luigi Panighetti, prevosto di Varese, Luigi Jemoli, vice presidente della fondazione Ubi per Varese, e il segretario della camera di commercio Mauro Temperelli che nel suo intervento ha ricordato i numeri drammatici in provincia dei Neet, cioè quei giovani completamente “sdraiati”, che non lavorano, non studiano e non seguono programmi di formazione, arrivati a quota 22.400.
(foto sopra da sinistra: Mauro Magatti e Rosangela Lodigiani)

IL LAVORO HA PERSO LA SUA CENTRALITÀ
Magatti è stato molto diretto. Senza usare un linguaggio da lectio magistralis o da accademico e partendo da una riflessione introduttiva della sociologa Rosangela Lodigiani, ha spiegato perché negli ultimi 20 anni il lavoro ha perso la sua centralità nella vita degli italiani. Per inquadrare il problema, che non origina solo dalla recente crisi economica, secondo il sociologo, bisogna darsi un senso storico di ciò che è accaduto. «Se guardiamo alle ultime tre generazioni – ha detto Magatti – quella del dopoguerra ha creato più di quanto ha consumato e prodotto ricchezza per sé e per i propri figli. La generazione dei baby boomer ha consumato molto, lasciato molti debiti e pochi figli. L’ultima quella dei millennials è sott’acqua: molta precarietà, pochi soldi e con l’unica prospettiva di andarsene dall’Italia».

CONSUMARE NON SIGNIFICA PRODURRE
Sono vent’anni che l’Italia non cresce perché «il consumare» è diventata la vera fase produttiva. «Smettiamo di pensare – ha sottolineato il sociologo – che i consumi siano l’unica cosa che conta. Per generare ricchezza occorre produrre valore, parola che ha a che fare con il lavoro».
Allargare il debito pubblico per stimolare la domanda e quindi i consumi non è dunque la risposta adeguata alla sofferenza sociale degli italiani. Anzi, è un cortocircuito pericoloso che potrebbe spingere ancora più a fondo il Paese, perché non si può consumare se prima non si produce valore e per farlo occorre mettersi insieme e darsi una rotta. «Da soli non ci si salva, questo è un tempo in cui bisogna allearsi e aggregarsi sulla base di bisogni» ha sottolineato Magatti. Centrale in questa visione diventa dunque il modo in cui si costruiscono le alleanze e l’obiettivo condiviso che ne sta alla base. Il consumo sarà una mera conseguenza di questa scelta, nient’altro.

L’ECONOMIA È SPIRITUALITÀ
Magatti cita Max Weber, ricordando a tutti che «l’economia non è una macchinetta» ma una costruzione culturale e storica. Più precisamente «L’economia è spiritualità» ha ripetuto a più riprese il sociologo. L’agognata efficienza è un altro falso obiettivo, così come la stessa crescita, per lo meno se prima non si chiarisce quale sia il loro vero significato. Non è una questione di dimensione delle organizzazioni, perché in Italia più grandi sono e meno funzionano. «Se la crescita serve a costruire solitudini – ha concluso lo studioso – allora è un’assurdità. Il nostro benessere è invece legato al valore che riusciamo a immaginare. Quello che occorre per risollevare un’Italia che sta invecchiando è un colpo di reni, ovvero un’alleanza tra generazioni».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 23 Maggio 2018
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