“Non puoi usare l’arco in giardino”, le botte tra vicini finiscono in tribunale
Questa mattina l’udienza e i testi: vecchi screzi fra confinanti sullo sfondo. Una domanda emerge: si possono scoccare le frecce nel prato di casa?
Sì, ci sono le vecchie contese di vicinato alla base dell’intervento dei carabinieri del 10 marzo del 2016 per due adulti che se le davano di santa ragione: uno aveva il volto sfigurato dal sangue, l’altro la mano fratturata. Denunce e rapporti tesi in quella via di Cuasso al Monte, in Valceresio, dove le gazzelle dei carabinieri erano di casa per frequenti diatribe: una volta per la macchina, una volta per minacce o insulti: clima teso, insomma.
Ma il casus belli vero, quello che ha poi fatto alzare le mani con l’intervento dell’ambulanza è un oggetto che porta alla mente epiche battaglie del passato o vittorie olimpiche: si tratta di un arco.
Proprio così: di questo si è parlato questa mattina, venerdì, in tribunale di fronte al giudice Antonella Vitale e al pubblico ministero Davide Toscani e ai due vicini-nemici presenti come testi e imputati per l’accaduto.
Il diverbio finito male sarebbe infatti da ascriversi all’utilizzo dell’arco impiegato da uno sportivo all’interno della sua proprietà, non proprio confinante, ma vicina a quella di un altro residente con una famiglia che vanta numerosi figli.
Oggi in aula è stato sentito come teste un carabiniere che intervenne in quei concitati momenti ed è stata acquisita come atto del processo una consulenza tecnica del 18 gennaio 2017 sulle fratture alla mano di uno dei due soggetti a processo.
Oltre alla ricostruzione dei fatti, che servirà al giudice per pronunciarsi, la domanda di fondo rimasta di fatto inevasa tra i banchi del tribunale è la seguente: può una persona che detiene un oggetto per uso sportivo, esercitarsi liberamente nel fondo di sua proprietà?
Secondo i carabinieri ascoltati in udienza, che hanno contattato un’associazione che si occupa di promuovere il tiro con l’arco, per esercitarsi è necessario accedere ad una struttura specializzata per questo tipo di attività.
Allo sportivo presente in aula, che ha affermato di tirare nella sua proprietà da una distanza di almeno 18 metri, non risulta sia necessaria alcuna autorizzazione.
La prossima udienza, dove verranno esaminati gli altri testi è fissata per la fine di luglio.
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