“Il palpito del colore”, un secolo di pittura a Varese

L’esposizione continua presso il Museo Innocente Salvini, il Floriano Bodini e la Galleria AlMiarte di Gemonio

Avarie

I maestri storici, quelli del Dopoguerra e i contemporanei: un viaggio a tappe nel bel territorio della Valcuvia per scoprire le meraviglie della pittura.

La Provincia di Varese accoglie una grande mostra dipanata su tre sedi e dedicata a un secolo di pittura ambientato sullo sfondo del suo territorio. Nato da un accordo fra comuni, col supporto di Comunità Montana, Associazione Amici del MIDeC, Associazione Menta e Rosmarino, Società Operaia di Caldana e Associazione Wgart, il percorso si suddivide in tre luoghi espositivi istituzionali accanto allo spazio di una galleria storica, scelti per ospitare capitoli diversi di una lunga vicenda che attraversa cent’anni di ricerche estetiche, dal futurismo alle ultime frontiere del contemporaneo.

Uno spettro ampio di indagine tocca 33 autori divisi per stagioni: i maestri di primo Novecento, gli artisti del secondo dopoguerra, gli interpreti dei movimenti più recenti. Curata da Chiara Gatti, con il coordinamento di Alberto Palazzi e Angela Reggiori, oltre a numerosi contributi a catalogo di specialisti di storia locale, la mostra ricostruisce il panorama di una provincia vivace, che ha generato talenti straordinari e anche ospitato, nel tempo, nomi approdati da lontano, attratti dalla bellezza dei luoghi e dalla vitalità di un mondo dell’arte che si agitava fra iniziative pubbliche e private.

Il viaggio comincia all’alba del secolo; ecco allora la figura tardo ottocentesca, dagli umori simbolisti, di Antonio Piatti, l’esistenza agreste di Innocente Salvini, le attese magiche di Giuseppe Montanari, i paesaggi tersi di Oreste Albertini. Si prosegue fino agli scorci mediterranei, le nature morte fragili e frante di Arturo Tosi, per approdare al Chiarismo intimo e lirico di Francesco De Rocchi, passando per un gigante come Luigi Russolo, celebre voce del futurismo italiano, che legò parte della sua vita a Cerro di Laveno, dove morì nel 1947. Il secondo capitolo si apre con l’esperienza che, nel secondo dopoguerra, vissero autori come Enrico Baj approdato, da Milano, nella sua famosa dimora di Vergiate, Lucio Fontana che plasmò il suo buen retiro di Comabbio, lontano dalla vita caotica di Milano, in stile coloniale, ricordando i “patios” di Santa Fe. Mentre Ottavio Missoni dipingeva motivi astratti (per tessuti) nella sua “factory” di Sumirago, Renato Guttuso affrescò nel 1983 la Fuga in Egitto, il
murale all’altezza della terza cappella del Sacro Monte di Varese, città dove soggiornò per oltre vent’anni, nella zona di Velate. Toccando la figura ironica e fiabesca di Franco Rognoni, la ricerca sul colore e sul gesto di Piero Cicoli, la vocazione segnica inquieta e liturgica di Albino Reggiori, si giunge alla terza sezione, punteggiata di autori contemporanei esponenti di tendenze differenti, testimonianze significative di un’adesione ai linguaggi correnti, alle contaminazioni fra pittura e altri media.

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In questo lungo racconto emergono altresì, in un gioco virtuoso di intrecci, episodi che hanno segnato la vita della provincia; dal Premio nazionale di pittura Città di Gallarate ideato e realizzato per iniziativa di Silvio Zanella, alle mostre istituzionali di Villa Mirabello a Varese, dai fermenti culturali degli anni Sessanta sbocciati negli spazi delle prime gallerie private, all’isola americana di Biumo, dove il conte Giuseppe Panza costruì la sua collezione di minimalismo oggi patrimonio della villa neoclassica donata al Fai. Ciò che affiora (e colpisce) da questo ventaglio straordinario di situazioni, è il dinamismo di una provincia che agì come un magnete su personalità della cultura italiana del secolo scorso, richiamate dallo spessore di certi progetti. Si incontrano dunque Vittorio Sereni, Franco Solmi e Dante Isella, oltre a Mina Gregori e Roberto Longhi che insieme, con la consulenza di Piero Chiara e Giovanni Testori, curarono il catalogo monumentale per la epocale mostra sul Morazzone nell’estate del 1962, gettando luce sulla storia passata e illustre dell’arte a Varese di cui il Novecento ha raccolto e
valorizzato il lascito.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Menta e Rosmarino a cura di Chiara Gatti, con contributi di Maria Grazia Ferraris, Consuelo Farese, Mario Chiodetti, Federica Lucchini e Romano Oldrini.

EVENTI COLLATERALI
Nell’ambito della mostra, sabato 23 giugno alle ore 18.00, verrà inaugurato l’evento collaterale
Sguardo sulla Street Art a Varese a cura di Wgart presso il Teatro Soms di Caldana.

Orario apertura sedi espositive
Museo Civico Floriano Bodini (I maestri del secondo dopoguerra):
sabato e domenica ore 10.30/12.30 – 15.00/18.00
Museo Innocente Salvini (I maestri storici):
sabato e domenica ore 15.00/17.30
Villa Frascoli Fumagalli (I contemporanei)
sabato ore 21.00/23.00, domenica ore 15.00/18.00
Galleria AlMiarte (I maestri storici)
da giovedì a domenica ore 10.30/12.30 – 15.00/19.00
Teatro Soms (Street art)
sabato ore 15.30 – 17.30

La mostra terminerà il 10 agosto
Informazioni: info@mentaerosmarino.it

ELENCO DEGLI ARTISTI
I maestri storici: Oreste Albertini, Domenico De Bernardi, Francesco De Rocchi, Luciano Ferriani, Alfio Paolo
Graziani, Aldo Mazza, Giuseppe Montanari, Siro Penagini, Antonio Piatti, Luigi Russolo, Innocente Salvini, Leo
Spaventa Filippi, Arturo Tosi.
I maestri del secondo dopoguerra: Enrico Baj, Piero Cicoli, Lucio Fontana, Renato Guttuso, Ottavio Missoni,
Gottardo Ortelli, Giancarlo Ossola, Albino Reggiori, Franco Rognoni.
I contemporanei: Aldo Ambrosini, Domenico D’Oora, Vittore Frattini, Luca Lischetti, Alberto Magnani, Silvio
Monti, Antonio Pedretti, Raffaele Penna, Antonio Pizzolante, Giancarlo Pozzi, Giorgio Vicentini.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Maggio 2018
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